La crisi indotta dalla pandemia sta mostrando sempre più i suoi effetti in tutti i comparti dell’economia. Quello dei trasporti marittimi, in particolare, sta pagando a caro prezzo l’impatto del Covid-19. Un prezzo ancor più salato per i nostri territori. In base ai dati dell’AdSP MTC, il traffico delle merci nei porti di Napoli e Salerno, nel 2020 rispetto all’anno precedente, è diminuito del 6,8%, con circa tre milioni di tonnellate in meno. Un calo deciso, anche se tutto sommato contenuto rispetto a quello che è successo nel settore della crocieristica, dove il calo dei passeggeri è stato del 98,5%, passando da quasi un milione e mezzo di unità nel 2019 alle poco più di ventottomila nel 2020.
Quando parliamo di merci e crociere parliamo di una crisi globale che tocca anche noi, di una situazione che ci mette in linea con tante altre nazioni. Eppure, anche in una crisi così globale, abbiamo le nostre specificità.
Il pensiero corre ai collegamenti inferiori alle venti miglia marine. Parliamo, in buona sostanza, dei collegamenti marittimi all’interno del Golfo di Napoli, soprattutto tra Napoli e le sue isole (Procida, Ischia e Capri), e di quelli tra il Golfo di Napoli ed il Golfo di Salerno. Ancora una volta i dati raccolti dall’AdSP MTC ci aiutano a quantificare la crisi. Il numero dei passeggeri su questi collegamenti è calato, dal 2019 al 2020, del 56%. Quasi quattro milioni e mezzo di passaggi in meno, con un impatto economico importante sulle tante compagnie che assicurano questi collegamenti “brevi” e, quindi, sui marittimi che incontriamo ogni volta che prendiamo un traghetto o un aliscafo per le nostre meravigliose isole.
Una situazione preoccupante che la UilTrasporti, insieme agli altri sindacati, sta cercando di affrontare nel confronto con le varie compagnie armatoriali. Abbiamo già sottoscritto accordi che consolidano il lavoro esistente e rappresentano un ideale ponte verso il futuro, nonostante sia ancora inevitabile il ricorso delle compagnie al Fondo Solimare ed agli altri ammortizzatori sociali disponibili.
Non ci saranno accordi capaci di mitigare gli effetti della crisi, però, se la pandemia non avrà fine in tempi rapidi. Ne è prova, ad esempio, il successo molto limitato delle iniziative messe in campo da alcune compagnie crocieristiche per creare una vera e propria “bolla” in cui ospitare i propri passeggeri, efficace nel garantire viaggi sereni al riparo dal contagio.
Motivo in più per confidare nelle Istituzioni e nella loro capacità di organizzare una campagna di vaccinazioni dai tempi certi e rapidi, per arrivare all’agognata “immunità di gregge” e relegare finalmente il Covid-19 nell’armadio dei ricordi.
Ai lavoratori dei trasporti, e dei trasporti marittimi in particolare, è giusto riconoscere l’impegno profuso in un momento così complicato, un riconoscimento che da solo, però, non risolve i problemi del trasporto marittimo nel Golfo di Napoli. Perché il Golfo unisce e non separa, oggi più che mai, persone e territori, ma anche segmenti economici diversi. Perché nel Golfo di Napoli si affacciano millenni di storia, ma anche miglia di alberghi, ristoranti, stabilimenti balneari e tutte le altre mete di un turismo che è stato sempre la ricchezza dei nostri territori costieri. Territori che hanno bisogno di riprendere in sicurezza la loro vita, ricominciando ad accogliere milioni di turisti. Gli stessi che, pagando il biglietto di un traghetto o un aliscafo, garantiscono il lavoro e lo stipendio dei marittimi che operano sui collegamenti verso le isole e tra i due Golfi della Campania.