È trascorso un anno da quando il Coronavirus ha fatto il suo “ingresso” in Italia. Dopo la Cina, lo Stivale ha avuto il triste “primato” di essere il primo Paese in Europa che si è trovato a fare i conti con questo nemico invisibile, diventando l’epicentro di diffusione del contagio che si è propagato, in breve tempo, in tutte le regioni italiane e negli altri Paesi del mondo, bloccando in maniera inesorabile, lo spostamento di persone e l’intera economia. Ha avuto così inizio un periodo di grande sofferenza per tutta la nazione, un impatto senza precedenti sulla nostra società in tutte le sue dimensioni e ambiti; nessuno, proprio nessuno ne è uscito immune, chiunque ha subito significative conseguenze dovute a questa terribile pandemia. Oltre agli aiuti arrivati alle imprese, ai sostegni per professionisti e qualche famiglia con redditi bassi, il 21 luglio 2020 la Commissione Europea ha trovato un accordo per lanciare il Recovery Fund, un piano di aiuti volti a finanziare la ripresa economica in Europa. All’Italia sono stati destinati 209 miliardi di sussidi utili a finanziare progetti contenuti nel Recovery Plan nazionale.
Ma sembra non bastare. Nonostante gli ingenti sforzi la situazione stenta a risolversi. I problemi restano numerosi, le difficoltà enormi. Soprattutto in questi ultimi mesi la pandemia ha scavato un solco molto profondo nell’economia mondiale e in particolare nel nostro Paese: in meno di un anno, l’intera occupazione italiana è stata stravolta, comportando inedite condizioni di lavoro e la conseguente crisi di moltissimi settori che stentano a riprendersi e che, nei casi più disastrosi, sono stati compressi definitivamente. Tanti sono stati i cambiamenti, le pressioni a cui si è stati soggetti e ognuno di noi ha dovuto adattarsi ad una nuova vita, ad un nuovo modo di lavorare, a modalità per qualcuno del tutto sconosciute prima di adesso, come lo smart working. E probabilmente uno dei pochi settori che sembra resistere, mantenendo il fatturato sostanzialmente stabile rispetto all’anno precedente, è il settore alimentare che è stato preso “d’assalto” durante i rigidi periodi del lockdown.
Altro settore, ma nel mondo del trasporto, che continua ancora a resistere in questo scenario di piena crisi è il settore ferroviario, nonostante le conseguenze fortemente negative dal punto di vista produttivo ed economico, specie nel trasporto dell’alta velocità. Un settore, quello ferroviario, che in questo periodo di pandemia non si è mai fermato, con Lavoratrici e Lavoratori sempre presenti sul campo nonostante il pericolo e la paura di contrarre il maledetto virus e rischiare la propria vita. Lavoratori che sono andati al lavoro quando tutto il mondo era ormai fermo per consentire ai cittadini di spostarsi “normalmente”, laddove era necessario farlo. Anche in questo momento così duro nel settore ferroviario si è riusciti a raggiungere risultati importanti, obiettivi di non poco conto che in questo marasma generale hanno un’importanza sicuramente maggiore. Il 18 febbraio 2021 è stato sottoscritto un accordo tra AGENS (Agenzia Confederale dei Trasporti e Servizi) e le Organizzazioni Sindacali per il riconoscimento di un importo una tantum, una somma economica a copertura del triennio 2018-2020, che tiene conto dell’andamento del settore nell’intero periodo e che pone le basi per la prosecuzione del percorso relazionale in considerazione dell’evoluzione del settore della mobilità e delle attività ferroviarie. Un risultato davvero importante per i lavoratori del settore. L’importo è di euro 890 a livello C e sarà corrisposto in due tranche nei mesi di aprile e giugno. Invece per i lavoratori occupati negli appalti, le modalità di corresponsione dell’una tantum saranno definite con accordi a livello aziendale da stabilire entro il mese di marzo.
Inoltre, in considerazione del fondamentale contributo dei Lavoratoti e delle Lavoratrici che hanno assicurato la piena operatività durante l’emergenza sanitaria, a livello aziendale sarà riconosciuto a titolo di una tantum walfare un importo di euro 400 in misura unica a tutti i Lavoratori. La novità che riguarda l’una tantum walfare è data dal fatto che l’importo potrà essere speso anche per l’acquisto di voucher e buoni presenti sulla piattaforma nella sezione “Buoni Acquisto”. Purtroppo però, il riconoscimento una tantum walfare può essere applicato solo per quelle figure professionali che hanno il contratto di secondo livello. Ad esempio, un tecnico Mercitalia Shunting, che ha un contratto di primo livello, ha diritto solo al riconoscimento una tantum pari a euro 890, mentre un tecnico di Trenitalia appartenente allo stesso settore (ma con il contratto di secondo livello) ha diritto agli euro 890 più il riconoscimento una tantum walfare di euro 400. Una disparità piuttosto infelice per figure professionali che svolgono un lavoro analogo, ma questa è una battaglia che è ancora in corso, speriamo che si possa raggiungere un accordo per abbattere queste differenze e risollevare un malcontento generale di questa fetta di Lavoratori. Per ora il risultato c’è, anche se parziale, e i Lavoratori possono definirsi soddisfatti di ciò che hanno ottenuto nonostante l’emergenza sanitaria ed economica, è opportuno continuare su questa strada per migliorare ancora di più il servizio e le condizioni economiche e normative dei Lavoratori sperando, in tempi brevi, di espandere gli stessi benefici a tutti coloro che orbitano nel mondo ferroviario.