“Si salvi chi può!” Poche parole ma un vero e proprio grido di allarme in caso di grave pericolo, un grido lanciato da chi ha la responsabilità della vita degli altri, un’esortazione a cercare di sopravvivere, di pensare alla propria salvezza. Mai parole sono così opportune come in questo momento così triste in cui Tirrenia Cin, la Compagnia Italiana di Navigazione leader nel settore dei trasporti marittimi in Italia, ha purtroppo annunciato l’interruzione dei trasporti marittimi su cinque rotte, quelle dirette per la Sardegna. Non bastava il fatto che l’isola sarda fosse quella più lontana dalla penisola, non bastava l’emergenza Covid ad aggravare l’isolamento della stessa, l’ultimo colpo di grazia è stato dato proprio da Tirrenia che con una nota inviata ai ministri De Micheli (Infrastrutture e Trasporti) e Gualtieri (Economia e Finanze) ha annunciato la cancellazione di ben cinque rotte. Una notizia choc quella della compagnia di Onorato che purtroppo presuppone una ricaduta negativa in termini occupazionali per centinaia di marittimi con un conseguente dramma sociale di dimensioni inaccettabili. L’ennesima beffa ai danni della Sardegna? Il fatto è che la Convenzione per la continuità territoriale con le isole maggiori e minori, attualmente in proroga, è ormai scaduta da tempo e Tirrenia Cin dichiara di non aver avuto conferma della proroga decisa dal Decreto Rilancio e, quindi, dei contributi economici dello Stato necessari per rendere sostenibili rotte che, per gran parte dell’anno, non sono remunerative. È giunta così la decisione, dal 1 dicembre 2020, di interrompere le tratte non remunerative, di negare la continuità territoriale che invece dovrebbe essere garantita a tutti i cittadini, in tutti i giorni dell’anno, non come gentile concessione, ma come un diritto costituzionale spesso e volentieri mortificato da giochi perpetrati sempre a danno dei cittadini e mettendo a serio rischio il lavoro dei marittimi.
La preoccupazione per il personale navigante e amministrativo è alta, non si può permettere di lasciare a casa centinaia di lavoratori e le loro famiglie, non possiamo permetterci di assistere all’ennesima macelleria sociale compiuta sulla pelle dei lavoratori. E dietro questa truculenta metafora c’è di più, c’è chi si nutre insaziabilmente della carne dei cittadini e dei lavoratori, chi invece dovrebbe interessarsi a garantire la libera circolazione delle merci e delle persone. Evidentemente chi ci governa sembra dimenticare di essere la testa e spesso anche la pancia di questo orribile mostro che si nutre della carne di queste povere persone.. Che tutti facciano la loro parte, non servono più spettatori, servono decisioni immediate, occorrono interventi repentini a favore degli operatori economici del Mezzogiorno e delle isole, necessitano interventi sull’intero segmento logistico-portuale del Meridione. Un armatore che ha goduto di 72 milioni all’anno non può mettere a rischio il lavoro di centinaia di dipendenti e creare un vuoto di collegamenti con un’isola compromettendo una grande parte dell’economia sarda. È a rischio l’economia di un intero territorio e il lavoro di circa 500 marittimi ed è necessario quindi definire nell’immediato un nuovo modello di continuità che dia certezza sul sacrosanto diritto alla mobilità per tutti i residenti e i pendolari e il sacrosanto diritto al lavoro per chi con grande senso di responsabilità e abnegazione ha sempre dimostrato un attaccamento alla propria azienda e al proprio lavoro. Bisogna agire quanto prima, bisogna trovare soluzioni atte alla risoluzione del problema: le Organizzazioni Sindacali hanno chiesto un urgente incontro al Ministero dell’Infrastrutture e dei Trasporti relativamente alla volontà di Tirrenia Cin di interrompere i servizi di trasporto sulle rotte Termoli- Tremiti, Genova- Olbia- Arbatax, Napoli- Cagliari, Cagliari- Palermo, Civitavecchia-Arbatax-Cagliari, una scelta che Tirrenia dice di dover fare a causa della mancanza, ad oggi, di precise comunicazioni circa la proroga della Convenzione indicata al comma 1 dell’art 205 del DL Rilancio convertito in Legge n.77 del 17 luglio 2020. Che si trovino soluzioni tempestive e condivise al fine di evitare l’esasperazione di conflitti che finiscono con il penalizzare chi quotidianamente ha necessità di muoversi e chi ha diritto a lavorare, altrimenti, nonostante il momento di gravi crisi, si attiverà ogni forma di contestazione a difesa dei diritti costituzionali e dei livelli occupazionali.