“Non c’è stato bisogno di vietare i libri. Nessuno ha voluto più leggerli.”
Montag fa il pompiere in un mondo in cui i pompieri appiccano gli incendi; nel futuro distopico immaginato negli anni ‘60 da Ray Bradbury, infatti, i libri sono proibiti e vengono bruciati. Fahrenheit 451, lo stesso titolo dell’opera, rappresenta la temperatura a cui la carta brucia naturalmente. Lo scrittore scelse di raccontare un mondo che non esisteva, per evitare che qualcuno potesse, in un futuro, parlarne come “un mondo che non esisteva ancora”. Niente fantascienza, niente auto che volano- anzi, auto normali ed ovunque, tant’è che nessuno più cammina a piedi. Bradbury, all’alba della diffusione della televisione, immaginava una nuova Grande Guerra di cui non sarebbe importato niente a nessuno, troppo impegnati a guardare La Ruota della Fortuna. E così, quando Montag inizia a salvare i libri invece di regalarli alle fiamme, legge una poesia ad un’amica della moglie che subito si commuove e scoppia a piangere. “I libri sono pericolosi, torna a vedere il Clown Bianco!”
Rula Jebreal si presenta a Sanremo, il grande festival della musica italiana, come co-conduttrice e, senza veli, racconta la sua storia. Immigrata, la madre si è data fuoco come un libro sovversivo dopo essere stata stuprata “due volte”: la prima dall’uomo che l’ha toccata, la seconda dalla società che l’ha zittita. Amadeus, forse per riparare la figuraccia commessa durante la presentazione delle varie co-conduttrici, decide di dedicare l’intero festival alle donne, proponendo il loro talento in salse diverse al classico complimento sulla loro bellezza. Quella stessa sera, Diletta Leotta si sforza di costruire un monologo per dimostrare di non essere “solo bella”, non riuscendoci. Il giorno dopo, quando parleranno delle due conduttrici e daranno loro dei voti, quest’ultima guadagnerà un 8,5, complice il successo fornito dal tipico maschio italiano che le urlava “quanto sei bona, Diletta” mentre Rula si aggiudicherà uno scarno 7,5, perché parlare contro la violenza sulle donne è ormai “da copione”. “Cosa ti è rimasto impresso di questo festival di Sanremo?” chiedo a familiari, amici, conoscenti. “Morgan che prende a parole Bugo”, uno mi risponde. “Diodato che dedica la canzone alla sua ex fidanzata, probabilmente a Levante, anche lei al festival!” “Il fisico di Diletta Leotta”. “Quel cretino di Achille Lauro che si spoglia”. Molte donne, probabilmente le stesse che si stracciano le vesti per la libertà di mostrare il proprio corpo a prescindere di quale sia il suo aspetto, mi dicono che Lauro, con quella tutina, faceva schifo. “Con un corpo così dovrebbe pensarci su, prima di vestirsi in quel modo”- insomma, le stesse cose che a volte si sentono quando si parla di ragazze un po’ in carne e che causano un’immediata e giustissima reazione violenta da parte di tutti in nome della libertà di vestirsi. Un’altra donna, continuando a parlare, finisce per insultare Elodie in base ai suoi abiti, un’altra ancora dà della poco di buono ad Elettra Lamborghini per il suo modo di ballare. Rula, hai provato ad insegnarci la solidarietà femminile. Hai provato a parlarci di rispetto e a darci delle parole concrete in una trasmissione che una volta l’anno allontana tutti gli italiani dalla guerra che c’è intorno.
Ma non ti abbiamo capita. Siamo troppo impegnati a guardare la Ruota della Fortuna. Ti chiedo scusa; da quando c’è Il Clown Bianco, nessuno legge più poesie, né tantomeno i testi delle canzoni che tu hai declamato sul palco dell’Ariston. E quel futuro distopico dal quale Bradbury tentava di ammonirci è più vicino di quanto sembri. “Anche se siamo vicini, non è detto che parliamo” cantano gli Eugenio in Via di Gioia, gruppo delle Nuove Proposte eliminato la prima serata ma che con grande grinta ha riassunto perfettamente ciò che Sanremo rappresenta per gli italiani. Il cappellino giallo e il sorriso contagioso del cantante Eugenio Cesaro per un secondo allontanano tutte le preoccupazioni, “lo tsunami che travolge la città”, e fa capire che forse, in fondo, è giusto così. Sanremo è innanzitutto musica, e forse di questo tutti se ne son dimenticati, sia i moralisti sia chi non ha saputo “guardare oltre”. E la musica, che sia rap, trap, pop, indie, è pur sempre musica, e distrarsi ad ascoltarla non è tutto questo gran male, anzi, può addirittura salvare un clima che sta arrivando a 451 Fahrenheit. Perché lì, a Sanremo, “mentre tutto il mondo intorno affonda, qui si balla, qui si balla.”
Irene Mascia