Ciao, ti scrivo con ritardo rispetto a quello che mi ero proposta. Ho mantenuto l’impegno preso con me stessa, quello di trascorrere le feste in maniera spartana, lontano dai consumi eccessivi e dalla brillantezza plastificata che sommerge l’umanità in tali occasioni. Così, per rendere l’intenzione più pregnante, mi sono recata nella casa di campagna dei miei nonni, senza dire niente a nessuno. Si tratta di una vecchia casa contadina posta in collina, abbastanza isolata, che i miei nonni acquistarono, ancor giovani, con l’idea di ritirarsi lì quando fosse giunto il momento adatto. Ormai sono anni che non ci va più nessuno, ne abbiamo disponibilità io e una mia cugina giramondo le cui ultime notizie, di qualche tempo fa, la davano in Nuova Zelanda, giunta lì, pare, dal Brasile. Orbene, raggiunta la meta la sera prima della vigilia di Natale, sistemate le cose che avevo portato ed acceso un bel fuoco, mi avvolsi in un caldo piumino e Morfeo passò portandomi con sé.
Al risveglio c’era una pace, un silenzio così spesso, quel silenzio e quella pace avevano quasi consistenza fisica. Bene, mi sono detta, è ora di scrivere al mio confidente, gentile e disponibile ma prima ho aperto gli scuri e una coltre di neve alta più di un metro ricopriva tutto. Spettacolo affascinante che, chissà per quale arcano meccanismo, mi metteva in pace con tutto il creato. La neve aveva portato via i collegamenti internet e quelli telefonici, la macchina bloccata nella rimessa, in compenso c’era legna e viveri in abbondanza. Eccoti accontentata mi dissi. Ti sembrerà strano ma a parte la voglia di scriverti sono stata benissimo, una clausura imposta, per metà cercata e per metà subita. Però che bello! Il dover star lì guardando il panorama dalle finestre, leggere alla luce della candela, è stato per me un vero viaggio nel tempo. In quei luoghi da bambina giravo nei boschi alla ricerca di funghi o di more, a seconda delle stagioni, sempre insieme ai miei nonni, le magnifiche crostate e le conserve dolci e salate di nonna Rua. Mi sono ritrovata immersa in quel tempo quando avevo la speranza, anzi la certezza di un mondo che aspettasse ogni nuova generazione per farsi scoprire, sempre nuovo e sempre uguale, più giusto ed accogliente.
Questa neve copre tutto, copre anche il tempo trascorso, il mio tempo, questo candore che tutto copre e sembra riscattare ogni bruttura. Quasi che il mondo creato abbia lavato i suoi peccati in una impossibile confessione collettiva. So bene che non è così però fa piacere pensarlo, non trovi? Il giorno dell’epifania è tornato il collegamento internet, ha cominciato a funzionare il telefono ed è tornata l’elettricità, la strada è diventata percorribile, ogni cosa è tornata normale. La neve si è sciolta e con la sua dipartita riaffiora ogni cosa.
Salutami chi vuoi Miramar!