Se qualcuno avesse anche il minimo dubbio sulla situazione in cui versa la Ctp, l’azienda del trasporto pubblico che serve l’area metropolitana di Napoli e la provincia di Caserta, dopo i disagi di questi giorni affiora un’unica certezza: la situazione, più nera di così, proprio non poteva essere. Tutto ha inizio il 3 agosto, quando le Organizzazioni Sindacali hanno cercato di discutere, con la proprietà – Città Metropolitana – e con l’azienda, dello stato di crisi economico e finanziario in cui versa Ctp. Una situazione che le OO.SS hanno da subito denunciato, a più riprese, e se la proprietà non avesse disposto in tempo utile interventi straordinari, assolutamente necessari alla risoluzione di questo problema increscioso, questa situazione sarebbe sicuramente implosa.
Così è stato. Una premonizione? Non ci voleva certo una sfera magica per intravedere questo futuro così nero per questa azienda di trasporto. Lo si è detto. Lo si è ripetuto un sacco di volte. A rischio ci sono i lavoratori e i cittadini, a rischio ci sono gli stipendi e la mobilità. Ma c’è chi proprio fa orecchie da mercante, c’è chi forse non ha a cuore le sorti del trasporto pubblico, c’è chi non ha la volontà di risollevare le situazioni. Il 28 agosto viene così attivata una procedura di raffreddamento in ragione del mancato riscontro alla nota inviata a Città Metropolitana, sottolineando l’aspetto aziendale legato alla crisi finanziaria, sottolineando un problema davvero grosso, quello dell’impossibilità dell’azienda di poter erogare gli stipendi ai propri lavoratori. A seguito di questa nota arriva un comunicato aziendale che informa del pagamento degli stipendi entro il 10 settembre. Gli animi si risollevano, le speranze sembrano essere finalmente rinate, i lavoratori emettono finalmente un sospiro di sollievo. Ma avviene qualcosa di spiacevole. Gli stipendi non vengono pagati. La promessa non viene mantenuta. Dopo la notizia che il comunicato diffuso dall’azienda non sarebbe stato rispettato, una serie di eventi si susseguono: si organizza un presidio, un sit-in davanti alla sede di Città Metropolitana in piazza Matteotti, si viene poi a sapere che la riunione tra città metropolitana e azienda è stata rinviata, viene emanato un comunicato a firma congiunta, di azienda e proprietà, con il quale si informa di una presunta determinazione di interventi finanziari da predisporre nell’immediato per l’azienda Ctp, per risollevarne le sorti, per consentirle di uscire dalla crisi e nello stesso comunicato viene annunciato che presto l’azienda sarà in grado di erogare in “quota parte” lo stipendio.
Da qui il malcontento dei lavoratori, l’esasperazione che sale e che sfocia in manifestazioni spontanee che hanno creato disagio alla cittadinanza, a causa dell’interruzione del servizio. Le OO.SS si sono recate subito in Prefettura per una riunione conclusa con esito negativo, ed è stato quindi inevitabile arrivare alla proclamazione di una prima azione di sciopero di 4 ore, previsto il prossimo 28 settembre. E le responsabilità di tutto questo, la vera colpa di chi è? Sono ascrivibili alla politica scellerata di Città Metropolitana che non ha saputo nel tempo gestire e governare l’azienda e determinare degli interventi che le consentissero di uscire, in maniera definitiva, da questo stato comatoso di crisi. Il servizio fermo, i lavoratori esasperati, nessuna certezza degli stipendi, cittadinanza appiedata nella città metropolitana e nella provincia di caserta, e a pagare sono sempre i lavoratorii e cittadini che si vedono ledere uno dei diritti più importanti, il diritto allo stipendio, il diritto alla mobilità. Sembra una brutta storia già letta e riletta ma la verità è semplicemente questa. E le verità, sebbene dolorose, è doveroso raccontarle.