Il 15 luglio si è disputata la partita finale del Mondiale 2018, vinta (anche se con un po’ di fortuna) dalla squadra francese contro una Croazia in forma brillante. Si conclude così un mondiale tanto discusso quanto seguito, un finale prevedibile ad un competizione ricca di sorprese. La finalista bianco-rossa è stata un’incredibile rivelazione e promotrice di un gioco bello, appassionato, deciso.
Ma facciamo un passo indietro. Anzi, un bel po’ di passi indietro. Cosa ha reso questo mondiale così diverso dagli altri? Rispondere non è difficile, anche se toccherà stringere un po’ il cuore a noi italiani. Non accadeva da troppo tempo: la nazionale italiana non si qualifica nella fase a gironi mondiale. Niente bandiere sui balconi, niente brividi contro le big del mondo, niente di niente. Solo una vuota malinconia e qualche partita registrata dal 2006. Fallimento mondiale?
Quello che molti ignorano è che il calcio italiano ha avuto il suo modo di riscattarsi, proprio quest’anno. Mentre la squadra maschile tornava a casa con la coda tra le gambe, quella femminile batteva per 3 reti a 0 il Portogallo al Franchi di Firenze, qualificandosi per la prima volta dopo 20 anni alla fase finale del mondiale. Impresa incredibile, irripetibile- alle azzurre, al momento a punteggio pieno, non servirà neppure l’ultima sfida di settembre contro il Belgio per affermarsi prime nel girone. Eppure, sono in pochissimi a togliere spazio alla vita privata di calciatori per parlare di queste donne vincenti. La cultura calcistica italiana non include ”l’altra metà del pallone”, tanto da considerarlo uno sport da parte. Nonostante valorizzi di più la tecnica individuale e si basi su ruoli non ben definiti, il calcio femminile pone un ponte di scambio con quello maschile prendendo ed offrendo spunti continui. Minimizzato, fino ad ora, come ”calcio dilettantistico”, il suo valore viene spesso sottovalutato da una mentalità retrograda che deve cambiare alla base. Esempio non troppo lontano è la battaglia (vinta) di Marotta per evitare che le feste scudetto della Juventus, maschile e femminile, fossero in concomitanza, rischiando di dare poco spazio alle ragazze- ”eroine” che, durante il primo anno di vita della squadra, erano riuscite a conquistare il titolo. Inoltre, la partita finale di Serie A Juventus Women- Brescia è stata trasmessa su Rai Sport e non in semplice diretta Facebook.
Qualcosa sta cambiando? Di dati provati ne abbiamo, considerato che già a partire dalla stagione 2018-2019 la Serie A e B non saranno più parte della Lega Dilettanti, ma saranno gestiti dalla FIGC, smettendo quindi di essere ”calcio dilettantistico”. Si sta cercando di ”darsi una ripulita” prima del Mondiale di Francia 2019? ”Questa è stata un’imposizione netta”, si lamenta il presidente della LND Cosimo Sibilia, ”che offende l’impegno per promuovere il calcio femminile in Italia da parte della Lega”. Impegno a quanto pare immaginario, dal momento che si parla ancora troppo poco di queste ragazze non conosciute abbastanza, spesso dimenticate e quasi senza tifosi. Da parte nostra ci si aspetta solo un supporto necessario, l’anno prossimo, durante un mondiale troppo ignorato. Un po’ per riscattarci, per farci sentire, e per dimostrare che il nostro calcio non è solo a metà… O perlomeno si spera.
Irene Mascia