Siamo fuori dai mondiali! Stentiamo ancora a crederci ma purtroppo è l’amara realtà da dover digerire all’indomani del doppio incontro con la nazionale svedese. Era accaduto soltanto due volte in passato, nel 1930 in Uruguay (ma all’epoca vi presero parte soltanto 4 nazionali europee) e nel 1958 in Svezia quando non superammo i gironi di qualificazione.
Inutile disquisire su colpe e colpevoli, siamo italiani, mastichiamo calcio quotidianamente e ci sentiamo tutti un po’ allenatori, diciamoci la verità. Certo Ventura ed il suo modulo ostinato non hanno portato benefici alla causa, una nazionale dove la miglior qualità la si trovava negli esterni d’attacco, vederli tutti in panca a discapito del 3-5-2 faceva davvero tanta rabbia. Insigne in primis, El Sharaawy e Bernardeschi.
Scelte rivedibili, come quella di convocare Jorginho soltanto in extremis per la squalifica di Verratti, che però non possono essere l’unica spiegazione di una tale disfatta. Siamo stati eliminati da una Svezia che era davvero poca cosa, una nazionale che annovera tra i titolari calciatori di bassa qualità, alcuni dei quali in Italia sono stati meno di meteore.
Sono mancati gli attributi e tutto il repertorio di quei nostri calciatori valutati decine e decine di milioni che però in questo spareggio mai è venuto fuori per annichilire un avversario appena mediocre. Dispiace per chi un mondiale non potrà giocarlo più, per chi poteva essere il primo a disputarne sei (Buffon), per chi dovrà attendere quattro lunghi anni, per chi forse ci aveva capito qualcosa (De Rossi che si arrabbia in panchina quando viene chiamato a riscaldarsi perché convinto che altri servissero maggiormente alla causa), e per tutti noi che saremo orfani di quell’inno e di quei colori che ci fanno fremere, gioire ed urlare davanti alla tv.