Iniziano entrambe con la A… ma non sono la stessa cosa
ANM ed ALITALIA, due facce diverse di una stessa medaglia, due aziende di trasporto differenti per numeri e tipologia, ma molto simili per lo squilibrio economico che le accompagna. Per ALITALIA, una azienda che produce purtroppo un deficit di circa due milioni di euro al giorno, fu presentato un Piano Industriale che prevedeva circa 3500 esuberi su 12500 Lavoratori ed un taglio economico del 30% della paga del personale di volo, Piano che nel corso della trattativa sindacale ha dimensionato non di poco gli interventi sul personale attestandosi su 950 esuberi gestibili con due anni di cassa integrazione speciale più altri due anni di Naspi, ed un taglio alle paghe del personale viaggiante di circa l’8%.
Ciononostante, il referendum dei Lavoratori ha bocciato l’ipotesi di accordo ed Alitalia è stata commissariata e sostanzialmente messa sul mercato in attesa di un acquirente che per il momento non si vede neanche all’orizzonte, cosa che mette seriamente in discussione il futuro della compagnia e dei Lavoratori stessi.
Una storia simile la si è vissuta in ANM, anche qui una produzione di deficit costante negli anni, tant’è che i bilanci del 2013, 2014 e 2015 si sono chiusi in rosso, ed anche qui, per correre ai ripari fu elaborato un Piano di Rientro con lo scopo di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2019, un Piano che nella prima elaborazione prevedeva una decurtazione del 30% del salario accessorio a tutti, l’abolizione del premio di risultato ed un esubero di circa 650 unità su 2550 Lavoratori.
Ed anche qui, dopo una lunga trattativa, si è riusciti ad eliminare quegli interventi dolorosi previsti per i Lavoratori, mantenendo integro il salario e gestendo gli esuberi attraverso un accompagnamento all’esodo ed una mobilità tra le partecipate del comune in maniera volontaria. Il Comune di Napoli, unico proprietario di ANM, da parte sua si impegnava alla ricapitalizzazione, o meglio ad una patrimonializzazione in beni immobili di circa 65 milioni di euro, impegnandosi a riconoscere in maniera puntuale i contributi da servizio ad ANM.
Quindi, sulla base degli elementi su descritti fu firmato un accordo di condivisione del Piano di Rientro, un piano che non incideva sulla pelle dei Lavoratori e che manteneva inalterato lo status quo di azienda pubblica. Ed è proprio la condivisione di quel piano delle parti sociali che ha permesso l’approvazione di una delibera del Consiglio Comunale il 31 marzo scorso, diversamente ANM sarebbe stata commissariata, iniziando quell’iter che negli altri capoluoghi di provincia campani già è avvenuto e che ha visto la privatizzazione delle aziende di TPL comunali, con tutte le conseguenze scaricate sulla pelle dei Lavoratori.
Per ANM sarebbe stato peggio, infatti in caso di fallimento i servizi minimi sarebbero ritornati nelle mani del suo gestore, ossia la Regione Campania, che come nei casi succitati, avrebbe promosso una manifestazione di interesse per quei chilometri con un corrispettivo economico di 57 milioni di euro senza la parte che il Comune di Napoli storna, o meglio dovrebbe stornare, alla sua azienda di altri 54 milioni di euro.
Chiunque avesse vinto quella manifestazione si sarebbe trovato a gestire un’azienda di circa 2500 Lavoratori con soli 57 milioni di euro, dovendo chiaramente fare macelleria sociale anche in virtù della mancanza di una clausola sociale. Se consideriamo che 2500 Lavoratori hanno un costo annuale di circa 100 milioni di euro e se a quei 57 milioni aggiungiamo, essendo molto ottimisti, una trentina di milioni rinvenienti dalla vendita dei biglietti e se applichiamo la regola che circa il 60% degli 87 milioni a disposizione è costo del lavoro, i conti sono presto fatti, il fallimento di ANM avrebbe prodotto un esubero di personale dalla sera alla mattina di ben 1200 Lavoratori al netto dell’indotto.
Uno scenario tragico, che potrebbe ripresentarsi se il Comune di Napoli non mantiene i suoi impegni. Il sindacato con molta responsabilità ha accompagnato quel piano ed i Lavoratori, come al solito, faranno la loro parte nella speranza che questa volta, almeno per una volta, la politica locale faccia lo stesso, anche perché, ANM a differenza di ALITALIA non troverebbe nessuna sensibilità nazionale per farla risorgere.