Carissimo, come è abitudine ti invio queste mie riflessioni, oramai lo faccio sempre più spesso. Spero sollevino nel tuo animo un sorriso, anche se per me sono importanti. Come sempre ti prego non rispondere, mi basta sapere di averle con te condivise. Un fraterno abbraccio Afrodisio di San Cleofe. Oramai ho maturato pienezza di me, e da un po’ di tempo mi interrogo sforzandomi di ricercare la verità su quel che muove il sole e le altre stelle.
La consapevolezza dello spinoso argomento mi sprona ad essere cauto, onde voler incanalare nel giusto alveo tale riflessione. Il mio quotidiano esistenziale scorre come un placido e calmo fiume. Sicuro, ogni tanto mi domando cosa succedeva quando avevo meno maturità, ed incredibilmente le risposte sono giunte. Si, risposte al plurale, per spiegare certi comportamenti oramai fluiti nel passato.
La prima cosa venuta in mente era finalmente una certezza, quella di essere sempre stato innamorato dell’amore. Proprio così, l’amore inteso come un stato di grazia, come complemento della vita, un binomio perfetto ed irrinunciabile. Far a meno di esso è come rinunciare alla metà delle cose belle che ti aspetti dal mondo. Da quell’ idealista che sempre sono stato non avevo in principio razionalizzato questa cosa, l’istinto mi portava a ciò anche senza sapere perché, ed io mi abbandonavo a quest’onda facendomi trasportare.
Col passare del tempo questa mia ricerca cosi preziosa aveva portato ad idealizzare questa aspettativa, come tutti i mortali sono caduto in trappola. Gli uomini malgrado loro sono pur sempre ‘’maschi’‘, proprio in funzione di ciò commettono l’errore di credere in quel che vedono, ignorando il resto. Essi, ed io non facevo eccezione, si innamorano, per meglio dire si convincono di amare quel ”soggetto’‘ le cui fattezze più si avvicinano al loro ” ideale ‘‘ d’amore.
Non è il caso che qui ti racconti gli infiniti esempi delle ”tramvate” prese da tutti. (Tramvata, ovvero sbattere frontalmente contro un tramvai). Algide è bionde creature, ispiranti l’amor cortese, dalle angeliche fattezze forvianti, dai contenuti completamente diversi dall’aspetto. Magnifiche ”more’‘ con giunonico e salutare incedere che fanno sognare lunghi viaggi in avventurose terre, magari si rivelano insopportabili compagne di viaggio.
Questi i rischi a cui si è esposti, come me, come tutti nella ricerca della felicità essendo innamorati dell’amore. Sicuramente la realtà è ambivalente, le donne hanno sempre avuto ed avranno il mio rispetto. D’altra parte parlo per me, non penso minimamente di risolvere le cose per l’umanità intera. Analizzo alla luce di questa maturità raggiunta e mi domando: “cosa mi è successo prima”? E si, le donne quei soggetti grazie ai quali avevo cercato realizzazione all’essere innamorato di un sentimento, ma questo allora non lo sapevo, chiedo oggi se mai sono stato davvero innamorato. Sì, risposi di sì.
Tutte le avevo amate, non può essere diversamente. Agognando l’amore assoluto non poteva essere che così, per quanto fosse durato anni, giorni, ore, per quel tempo definito grazie ad esse aveva conosciuto l’oggetto del mio amore, il sentimento. Per la verità, la mia condizione attuale mi porta a riflettere, la mia compagna di vita esprime una serena solidità e ciò è più che sufficiente, lontani i tempi di telluriche emozioni.
In ogni caso col senno di poi mi trovo completamente d’accordo con ERASMO DA ROTTERDAM, nel suo ELOGIO DELLA FOLLIA. Eccolo, dichiarare che è lei (la follia) a garantire la permanenza della specie umana: << Perché quale uomo mai caccerebbe il collo nel laccio di un matrimonio se, come fanno i saggi, egli valutasse gli inconvenienti o quale donna si darebbe a un uomo, se tenesse conto delle pericolose doglie del parto e della fatica di tirar su i bambini? O avendolo fatto una volta, chi mai si sognerebbe di farlo di nuovo, se non toccato da Letfe, la divinità dell’oblio?>>.
Non importa, mi dico se si è innamorati dell’amore e se grazie alle donne lo intravedi, o pure sei innamorato delle donne e grazie all’amore tu la conosci. A pensarci bene una ipotesi non è migliore dell’altra. C’è pur sempre un che d’irrazionale in ognuno di noi, ed io non sono mai stato un’eccezione non credo che non ci siano rimpianti, tutti ne abbiamo. Se avessi fatto questo, se fossi andato lì, se avessi detto ciò, comunque la si voglia vedere ognuno si rapporta a modo proprio rispetto al sentimento.
Chi in funzione di esso incontra altri soggetti, chi frequentando altre persone l’incontra. Con queste riflessioni in testa torno nel mio tranquillo alveo, contento d’aver lasciato alle spalle l’esperienza della ”follia”. Proprio ora mi sento osservato, voltandomi vedo due occhi di cerbiatta, dolci come il miele, non ci credo, guardano proprio me con insistenza. Ma come proprio adesso!? Questa lunga missiva su, riportatami mi è stata inviata dall’amico Afrodisio qualche giorno fa.
Non so cosa lo porta a farmi partecipe delle sue riflessioni, ma visto che il più delle volte le condivido come questa riportata, la cosa mi fa piacere. Potete perciò immaginare la gradita sorpresa quando pochi giorni dopo, sfogliando le ”confessioni di Santo Agostino’‘ trovai questo passaggio: <<…Quando amavo le ragazze e i loro bei corpi, non stavo ancora amando, ma cercando cosa amare, era in realtà l’amore che amavo, perché l’uomo è amore e nato per amare>>.
Con grande gioia sono certo che almeno in tre la pensiamo allo stesso modo, S. Agostino, l’amico Afrodisio ed io, chissà se in giro ce ne sono altri? Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!