Dopo Parigi, Bruxelles , dopo la Francia, il Belgio, prima la Spagna, l’Inghilterra e poi? Senza contare ciò che è successo in Africa, dalla Tunisia al Kenya, e la Libia? Nostra culpa, nostra maxima culpa, parlo dell’Europa, già l’Europa! Che dire, divisa, spezzata, annichilita dalla violenza dell’integralismo Islamico. Lo sceriffo americano si è ritirato dal Medio Oriente, ci ha lasciato in eredità una guerra tripolare che gli stati ”disuniti” d’Europa non sanno gestire. Come bimbi spaventati dal buio, i membri dell’Unione girano in tondo chiamando la mamma che non c’è. Orbene certo che è difficile trovare una quadra nella rissa scatenata da paesi che vogliono assurgere al ”Rango” di potenze regionali. Di qua la visione Turco-Ottomana, di là una dinastia regnante, custode dei luoghi sacri all’Islam, entrambe sunnite, chiude il triangolo la teocrazia dell’ Iran Sciita. Nel mezzo, come un cancro maligno, un sedicente Califfo predica la guerra santa. Non credo c’entri molto la religione, anche nella vecchia Europa abbiamo avuto guerre di ”Religione” che durarono trenta anni. L’interpretazione diversa dello stesso credo (Cattolici-Protestanti) servì solo ad infiammare le popolazioni ed a nascondere le reali e terrene ragioni del massacro. Guerre di potere fatte per accrescere la potenza delle dinastie regnanti, delle classi dirigenti (vecchia nobiltà-nuova borghesia commerciale). Bene ora è giunto il momento in quell’aria geografica di ricostruire le gerarchie, le zone di influenza dei vari sistemi governanti, altro che religione, altro che vera fede! Senza scrupoli si combatte utilizzando un incalcolabile numero di ”ganzi”, o se preferite di ”repressi”, anche sessuali, i quali si immolano facendosi saltare in aria contro gli ”infedeli”, avendo in cambio latte e miele, ma soprattutto settantadue ”vergini” pronte a servirli! Gli attacchi all’Occidente sono danni collaterali di una guerra fratricida fatta tra Mussulmani in cui essere sciiti o sunniti non c’entra nulla, conta di più essere Turchi, Iraniani, Sauditi. C’è solo da sperare nella veridicità del proverbio affermante che nella difficoltà si cresce. Visto che lo zio Sam non c’è più l’Europa deve crescere, capire che per fare l’Unione non basta l’Euro, ci vuole politica estera, servizi d’informazione, difesa comune. Non solo marce di solidarietà, ma regole comuni, non filo spinato ma reciproco sostegno. Potremmo avere grazie al quadro geopolitico attuale quella spinta necessaria per fare della U.E. una realtà non solo economico-finanziaria, ma una entità politico-sociale coesa, democratica, multiculturale. Non possiamo ripiegarci su noi stessi ma ritrovare le radici comuni che ci sono e sono profonde. Non dovremmo pagare nazioni dove i diritti umani sono parole prive di senso, affinché ci tengano lontani i profughi di una guerra da loro in parte ”foraggiata”. Non dovremo essere acquiescenti verso regni dove si mozzano teste sulla pubblica piazza. Non dovremo sorridere a stati che propugnano l’eliminazione di interi popoli. Dovremo capire che non solo d’Euro si vive!
Xavier Ximenes