Guerre antiche
Durante uno dei più famosi e feroci scontri dell’antichità, quale fu l’assedio di Siracusa (214-212 a.C.) da parte dell’esercito romano sotto il comando del console Marco Claudio Marcello, le navi romane divennero un necessario mezzo di trasporto per raggiungere e sormontare le mura della città siciliana. Ci riferisce Polibio che Siracusa si trovava in una posizione naturalmente forte, posizionata su un’altura, circondata da possenti mura e protetta da un colle che la rendeva inaccessibile da terra. Quando l’alleanza con i Romani si deteriorò ed ebbe inizio la guerra, il console Marcello decise di attaccare su due fronti per terra e per mare, pensando di ottenere una rapida vittoria. Ma aveva fatto i conti senza Archimede, il grande matematico e scienziato siracusano, che grazie al suo genio ingegneristico aveva inventato macchine da guerra micidiali, come baliste, catapulte e la cosiddetta “mano di ferro”, con le quali Siracusa resistette per ben due anni.
Alla fine i Romani presero otto navi e le privarono per metà dei remi di destra e per metà dei remi di sinistra e unitele insieme a coppie lungo le fiancate senza remi, vi sormontarono trasversalmente delle “sambuche”, una sorta di scale volanti alte quanto le mura e sollevate per mezzo di carrucole con funi, fissate alla sommità degli alberi maestri. In cima alla scala era posto un tavolato, protetto da parapetti su tre lati, dove salivano quattro uomini con il compito di aprire la strada agli altri uccidendo i nemici piazzati sulle mura. Secondo la tradizione Archimede sarebbe stato ucciso durante l’assedio da un soldato romano che, non avendolo riconosciuto, contravvenne all’ordine di catturarlo vivo.
Angelo Cozzolino