Sembrava che l’arrivo dei nuovi treni potesse finalmente far tirare un sospiro di sollievo agli utenti del servizio pubblico della città di Napoli. Si immaginava che potesse arrivare la vera svolta per la mobilità cittadina e invece si continua a chiedere sacrifici ad una utenza sempre più inferocita che acquista biglietti, fa abbonamenti ma resta puntualmente a piedi. Chissà perché, ma quando si parla dell’Azienda Napoletana Mobilità si pensa all’inesorabile immobilismo, alla chiusura delle stazioni, alle funicolari ferme, ai bus che non circolano, al diritto alla mobilità negato. Sarà forse una strategia aziendale quella di lasciare a piedi gli utenti? È probabile che l’azienda voglia incentivare la pratica dell’attività fisica per i suoi utenti, nell’ottica di un trasporto green, favorevole al rispetto dell’ambiente e alla salute dei cittadini? “Vi lasciamo a piedi per farvi fare più sport?”.
A bando le chiacchiere e l’ironia che sale spontanea, l’aspetto probabilmente più doloroso che emerge da questo disastroso quadro del trasporto pubblico che offre ANM è rappresentato dalla consapevolezza che nessuno paghi per lo scempio che sta accadendo. Politica assente, istituzioni menefreghiste, dirigenti impegnati solo ad essere saldamente ancorati alle proprie poltrone e utenti mortificati e infuriati rispetto a questo stato comatoso che sembra non avere fine. Un meccanismo psicologico pericoloso perché fa crescere la convinzione che si può fare ciò che si vuole e non si può fare nulla affinché le cose vadano diversamente. E per gli utenti sapere che questi disservizi sono ormai all’ordine del giorno e che il trasporto è un diritto negato è una mortificazione che proprio non si riesce a digerire; si affida ai profili social la propria rabbia, l’unica arma che si possiede è quell’icona che esprime dissenso sotto un post pubblicato nella pagina ufficiale dell’Azienda Napoletana Mobilità. Che poi a nulla serve.. L’impotenza la fa da padrone. Il risultato è che un diritto fondamentale di un cittadino, spostarsi liberamente sul territorio senza dover ricorrere al mezzo privato, viene inesorabilmente cancellato. La funicolare di Chiaia risulta chiusa dallo scorso ottobre per manutenzione ventennale, con bandi di gara andati deserti, l’impianto resta fermo ma senza lavori in corso. Riaprirà, se tutto andrà bene, nel 2024 e proprio nel 2024 scadrà la manutenzione ventennale anche dell’impianto di Montesanto che chiuderà i battenti per chissà quanto tempo. Il rischio all’orizzonte è che possa verificarsi la contemporanea chiusura di due vettori di trasporto determinanti per la città che lascerebbero a piedi circa 27 mila viaggiatori ogni giorno. I bus ci sono, certo, ma offrono un servizio carente e discontinuo: corse che saltano, deviazioni di percorso, avaria dei mezzi.
Vabbè, c’è la metropolitana. I viaggiatori possono spostarsi con la metro. Certo, come no, se solo funzionasse. Proprio nelle ultime settimane l’Anm si è vista costretta a sospendere la circolazione dei treni in giornate feriali, in piena ora di punta, per consentire lo svolgimento delle prove tecniche di verifica della sicurezza dei nuovi treni da parte dei tecnici di Ansfisa, l’Agenzia nazionale per la Sicurezza delle Ferrovie e delle Infrastrutture stradali e autostradali; collaudi effettuati durante il giorno e non più in orario notturno, come avveniva in precedenza, a causa di un’agitazione del personale addetto alle verifiche, transitato in Ansfisa dagli uffici ministeriali Ustif a gennaio 2022. Interruzioni queste non imputabili all’azienda ma a dir il vero, prima le cose non andavano diversamente: corse a singhiozzo, tempi di attesa interminabili, guasti tecnici allo scambio dei binari, ritardi, folla e ressa sulle banchine.
Nel mentre i cittadini sono stati così costretti a ripiegare sulle proprie auto private e il caos generato dal traffico negli ultimi giorni sta paralizzando completamente la città ed è evidente che gli ingorghi che stanno soffocando il centro di Napoli sono frutto di una programmazione inesistente. I nostri amministratori cosa fanno? Aprono nuovi cantieri sapendo che la rete di trasporto pubblico è del tutto inefficiente, sembra una beffa ma è solo realtà. Strade ad unica carreggiata, gallerie chiuse, cantieri che si allargano ogni giorno di più e trasporto pubblico che diventa sempre più mortificante. È il disastro. Il disastro generato da una cattiva amministrazione, da chi sta dimostrando di non avere a cuore le sorti della nostra città. È il disastro del trasporto pubblico che costituisce il dato più rilevante dell’invivibilità del nostro territorio. De Magistris per dieci anni è stato contestato duramente per l’inefficienza dei trasporti pubblici napoletani ma la giunta dei professori ha dimenticato che nel programma del governo della città, al primo punto, c’era l’efficienza dei trasporti cittadini. Ma forse è colpa della guerra, della pandemia, delle cavallette. Non c’è più niente da dire. Solo che Napoli non ha nulla a che vedere con una città che vuole puntare sulla mobilità sostenibile e competere con le metropoli italiane ed europee.