Ciclica legge di natura quella che fa corrispondere ad ogni cambiamento inevitabili conseguenze sia positive che negative; maggiormente sentite e concitate se riguardano questioni bollenti come quelle relative alla questione Ita Airways, per i nostalgici fu Alitalia. Un sequel raccapricciante in cui nonostante le gravose ricadute riguardino principalmente “lavoratori e loro destini”, si è continuato a registrare osceni episodi, puntata dopo puntata, giungendo ad un finale che lascia l’audience sospeso all’oblio dell’effetto suspense del “domani è un altro giorno”.
Sì perché fino al giorno del “primo decollo” a marchio rinnovato, i riflettori di opinione pubblica e stampa in generale sono stati prioritariamente puntanti sui lavoratori che tale comparto inglobava, lasciando a margine i non meno fondamentali indotti logistico/operativi dell’handling e della manutenzione. Su questi ultimi infatti aleggiano notizie contrastanti di accordi già definiti per l’uno con Swissport, colosso svizzero dei servizi aeroportuali e l’altro la nostrana Atitech guidata da Gianni Lettieri che tenderebbe ad alleanze con la Leonardo appartenente al gruppo Finmeccanica, ma anche con Lufthansa Technic, leader manutentivo della compagnia di bandiera tedesca.
Per quanto confortanti i rumors in tal senso di “certo e fattivamente concreto” non vi è proprio nulla ed è appunto su questo aspetto che ancora una volta la nostra redazione vuole porre l’accento: perché su una questione così delicata fatta di “persone nonché lavoratori e lavoratrici” si scompatta la gestione riducendola meramente a parti di un tutto, le cui pseudo soluzioni arrivano sempre seguendo giri di valzer complessi fatti di pirouette e pliè?
Quella dell’occupazione, del sostegno delle risorse che appartengono ai vari rami aziendali, il mantenimento degli accordi contrattuali, la sinergia delle forze politiche e sociali sono argomenti che non soltanto i Sindacati devono sostenere e tutelare affinché siano anzitutto rispettati ma anche e soprattutto prioritariamente tutelati. Ci vuole una grande sensibilizzazione sociale fatta dai cittadini, che uniti e solidali si facciano carico del “problema nazionale” e al fianco di chi è investito in prima persona dal problema, lottino per far valere i diritti inalienabili dell’essere umano in quanto tale.
Ancora oggi, troppo spesso, ci si rende conto che le tematiche sociali lasciano indifferenti sia la vecchia guardia di lavoratori che quella giovane ed entrambe per le più disparate priorità restano in disparte ad osservare quella che nel nostro Paese oggi è diventata una pericolosa consuetudine: lasciar correre gli eventi senza esserne minimamente coinvolti neppure emotivamente, per poi lamentarne le nefaste conseguenze come se esse provenissero da mondi paralleli fatti di scienze occulte.
Tutti noi siamo chiamati per senso e dovere civico quantomeno a riflettere su ciò che ci accade intorno perché ciò che oggi ci sembra estraneo e lontano potrà pur sempre, un domani, riguardarci in maniera più prossima e solo allora poi rendersi conto che anche unicamente sostenere o sensibilizzarsi su queste tematiche avrebbe, in un certo qual modo, contribuito e fatto la differenza. Restiamo vigili pertanto su ciò che capita fuori dal nostro orticello e ricordiamo ogni giorno a noi stessi che, come tramandatoci dai nostri latini antenati, “homo faber ipsius fortunae”.