Pinz a tutt’i mugghier, stann a cosc’ u baccalà
Mentre il dibattito politico imperversa con un linguaggio fatto di “bau bau” e miagolii vari, che fa amare sempre più incondizionatamente la Prima Repubblica, si è concluso anche quest’anno il festival della canzone italiana con la sua 75esima edizione.
La settimana della kermesse sanremese rimane uno dei pochi momenti che unisce sempre il nostro Bel paese in un’accesa disputa intellettuale, beninteso dividendolo comunque tra i tradizionalisti che si rifanno al motivo natio del Festival cioè della canzone italiana (gli innovatori) e che prediligono e valorizzano principalmente la figura del cantante come personaggio in sé e, infine, quelli che “non mi piace…ma lo guardo“.
A luci spente, guardandoci bene dal farci intrappolare nel tunnel delle critiche dove poi è anche difficile uscirne, mi limito a cogliere qualche aspetto positivo della manifestazione.E così, mentre Edoardo Bennato al Tg, nel giorno dell’85esimo compleanno di Fabrizio de Andrè, racconta che Faber era tutt’altro che attratto dal più importante festival italiano di musica leggera, trovo degna di nota l’arte della poliedrica cantautrice Soul-Jazz-R’n B pugliese Simona Brancale. La sua capacità di attualizzare e riproporre il dialetto come rappresentazione nobile delle proprie radici, in varie forme ed espressioni musicali, mi ha sempre particolarmente attratto e mi ha riportato, per certi versi, alla Nuova Compagnia di Canto popolare (NCCP), noto gruppo folk napoletano nato sul finire degli anni’60 (ancora in attività) e formato da grandi artisti.Ricordiamo tra gli altri Peppe Barra, Roberto de Simone, Eugenio Bennato, Carlo d’Angió e Patrizio Trampetti. Li accomuna anche la partecipazione al festival nell’edizione del 1992, vincendo il premio della critica con Pe dispietto, e nell’edizione del 1998 con Pesce do mare, dove presero parte a questo progetto anche numerosi artisti di diversa matrice culturale del calibro di Angelo Branduardi, Zulù dei 99 Posse e Marcello Colasurdo, altro grande conoscitore della musica tradizionale campana ed ex componente dei Zezi Gruppo Operaio di Pomigliano d’Arco.
La Brancale, dal suo canto, è capace di mescolare influenze jazz, funk e musica popolare con una naturale bellezza e con una talentuosa poliedricità nell’utilizzo della voce e degli strumenti percussivi come la finger drum (la batteria digitale suonata con le dita) che la rendono unica nell’attuale panorama musicale italiano. La sua esclusione da X Factor nel 2009 dall’allora giudice Simona Ventura, fu un segnale del sicuro successo che avrebbe avuto in futuro e così è stato. La laurea in canto jazz al conservatorio Niccolò Piccinni di Bari ne ha arricchito il background. La canzone presentata al Festival,Anema e Core, l’avvicina ancor più, per il sound, la ritmica e l’atmosfera, alla salsedine delle nostre rive insieme al suo brano Baccalà, in dialetto barese, diventato virale negli ultimi mesi. Ma il festival è stato vinto da Olly, ovvero Federico Olivieri da Genova…a due passi da Sanremo.
Mario Cozzolino