La realtà la conosciamo bene e non c’è bisogno di molte parole per raccontarla. C’è una città, una gran bella città, fatta di cittadini che hanno tanta stanchezza, se non disaffezione e totale allergia nei confronti delle istituzioni che governano e della sua classe politica amministrativa. Perché questo disamoramento profondo è spiegabile sicuramente con il concorso di varie cause che riconducono ad una motivazione ben precisa: i cittadini si sentono traditi da coloro che dovrebbero rappresentarli e che parlano tanto ma fanno ben poco. Corsi e ricorsi storici: uno schema di sviluppo storico dominato nel suo processo dalla ricorrenza. Uomini che si presentano come paladini della giustizia ornati da grandi mantelli e sciabole che promettono ai loro incauti elettori una nuova era fatta di giustizia sociale, amore per il territorio e cambiamento. Peccato che le aspettative vengano poi sistematicamente disilluse. E vivere in questa regione diventa sempre più un’avventura.
C’è deficit di rappresentanza e malfunzionamento del sistema democratico. Una sorta di cul de sac da cui sembra impossibile uscire e che rischia di suscitare un’onda di astensionismo sempre più forte e di inabissarsi in un nuovo, pericoloso, nulla di fatto. E diciamola la verità, noi cittadini di questa regione non possiamo proprio permettercelo un “dramma” politico che sfida la tragedia e la macelleria sociale. Non possiamo permetterci di piombare nell’ennesimo stallo dovuto all’incapacità di una élite politica implosa nella sua autoreferenzialità costruita solo e sempre su grandi parole e pochi fatti. Serve una svolta. Lo diciamo sempre ma l’impasse in cui ci troviamo svela la fragilità di una classe dirigente che a senso di responsabilità appare molto deficitaria e non attenta a risolvere i veri problemi dei cittadini. Sottovalutazione dei problemi reali? Incapacità ad affrontarli. Resta il fatto che le scuciture sociali e civiche del nostro territorio si stenta a ricucirle sebbene si è dato fiducia e mandato a coloro che si credeva potessero rappresentare la vera svolta per un agognato cambiamento. Eppure il tempo si è avuto, eppure la fiducia si è data e nel mentre le emergenze sociali continuano a crescere. Traffico, inquinamento, rifiuti, criminalità e disuguaglianze sociali. Progettazione urbana, trasporti, welfare, sanità, scuola, servizi e diritti essenziali. Dove è lo sviluppo socio economico della città, dove sono gli interventi promessi volti alla crescita economica, alla garanzia di investimenti, alla difesa dell’occupazione e della legalità? Servono risposte concrete e immediate, servono fatti, non più parole. Serve capire come verranno utilizzate le risorse del Pnrr destinate al nostro territorio, serve sapere quali saranno i progetti messi in campo, quali gli impegni assunti nell’immediato e per il futuro, serve una valutazione dell’impatto occupazionale di ogni singolo progetto. Quel che manca alla politica è la consapevolezza del proprio ruolo demiurgico, la consapevolezza del proprio dovere di indicare la strada e di non farsela indicare. E la cura non può che arrivare dalla politica stessa, da un presa di coscienza che deve partire dalla rottura di un sistema autoreferenziale che ormai garantisce solo se stesso senza più il coraggio di pensare altro, di pensare all’altro. È questo che dobbiamo pretendere: che il meglio vinca sul peggio, la qualità sulla quantità, la ragione sulla propaganda, la decisione sullo slogan, i doveri sugli interessi. Non abbiamo bisogno di una politica malata e lontana dai cittadini. Abbiamo bisogno di tanta responsabilità e capacità di decidere e governare, di soluzioni, competenza e trasparenza. La Campania, Napoli e i suoi cittadini se lo meritano.