Si è svolta lo scorso 22 giugno, nello Spazio Vittoria a Roma, l’assemblea pubblica di Assoporti, Associazione di categoria dei Porti Italiani. Noli, energia, materie prime, guerra, delocalizzazione, transizione energetica, tasse e concessioni sono stati, tra tanti altri, gli argomenti trattati durante i due panel (“Sostenibilità ambientale, economica e sociale, una sfida possibile” e “Instabilità geopolitica, quale futuro per i porti”) con gli esperti del settore. Ad aprire i lavori il Presidente di Assoporti, Rodolfo Giampieri, che ha sottolineato come l’imprevedibilità degli eventi di questi ultimi anni, dalla pandemia al conflitto bellico in atto, abbia modificato in maniera del tutto improvvisa lo scenario in cui operiamo. Tuttavia tale situazione ha messo in evidenza come i porti e la logistica siano stati in grado di adattarsi velocemente al cambiamento e ai nuovi scenari economici. I porti non si sono fermati e la filiera porti-logistica si è dimostrata resiliente e organizzata, tanto che, rispetto al 2019 la portualità italiana ha registrato un buon incremento dei traffici nel 2021 e nel primo trimestre 2022. Il Mediterraneo sembra essere tornato al centro delle rotte e benché sia un mare piccolo ha un’alta intensità di traffico; in quest’ottica l’Italia sembra essere diventa strategica.
Dal dibattito è emerso, altresì, che la trasformazione del mondo portuale, in un futuro sostenibile e inclusivo, è guidata da due grandi obiettivi economici e sociali: la transizione ecologica e la transizione digitale. Ed è questa la direzione verso la quale i porti italiani stanno “navigando” guidati dalle Autorità di Sistema Portuale e vigilati dal MIMS. Ed in questo momento, il PNRR, il Fondo complementare all’accompagnamento anticipato e le Zone Economiche Speciali rappresentano una grande opportunità per lo sviluppo nei porti e vanno nella direzione della modernizzazione del Paese, attraverso notevoli risorse stanziate verso tre grandi direttrici: infrastrutture, info-strutture (digitalizzazione) e sostenibilità non solo ambientale ma anche economica e sociale (in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite). Nel dettaglio, a favore dei porti, della logistica e dei trasporti marittimi sono previsti più di 4 miliardi per interventi per l’ammodernamento e il potenziamento delle infrastrutture, quali la realizzazione del Piano nazionale del Cold ironing, l’efficientamento energetico, i dragaggi e la realizzazione dell’ultimo miglio ferroviario per agevolare l’intermodalità.
Come è stato sottolineato dal Presidente Giampieri, questo rinnovamento che passa dalla transizione ecologica e digitale “vedrà nascere tantissime nuove professioni” ponendo il lavoratore portuale, simbolo di tutto il comparto, sempre al centro dell’interesse di questa crescita, “perché la crescita è sinonimo di investimento, ricerca, conoscenza, studio e formazione del capitale umano. La crescita per essere equilibrata e giusta deve essere economica, scientifica e anche etica”. Tuttavia, così come è emerso nel dibattito, è necessaria una semplificazione robusta, razionale e intelligente per garantire l’apertura dei cantieri e realizzare le opere previste dalle diverse fonti di finanziamento. A chiudere i lavori è stato il ministro Giovannini che nel suo discorso conclusivo ha elencato le varie sfide e i temi che interessano la portualità italiana: zone economiche speciali, transizione energetica, reti europee ferroviarie, collegamenti interni con gli aeroporti.
Il filo conduttore è una visione di sistema industriale, di cui i porti sono uno dei nodi. «Ultimamente, non si parla tanto dei porti perché funzionano», ha evidenziato Giovannini, «le Autorità di Sistema Portuale stanno dimostrando la loro efficienza, anche nel gestire la mole di investimenti in corso, che tutte insieme raggiungono i 5 miliardi di euro. In questo contesto le zone economiche speciali sono fondamentali, perché rientrano non nella vecchia idea di un’Italia piattaforma logistica ma di un Paese pensato come piattaforma industriale, in cui mantenere una logistica della manifattura».
Quattro i passi da intraprendere nei prossimi anni per la portualità italiana indicati dal ministro Giovannini:
- sicurezza sul lavoro, su cui il ministero stilerà prossimamente un protocollo con l’INAIL;
- una programmazione “giovane”, per un maggiore impiego delle nuove generazioni nei porti e nella logistica;
- la formazione, attraverso le reti territoriali, in questo caso quelle tra università e Autorità di Sistema Portuale;
- attuazione delle buone pratiche di gestione amministrativa.
In conclusione, dal dibattito è emerso che la globalizzazione, intesa come spostamento delle merci da un continente all’altro, è avvenuta e avviene attraverso il mare e sarà sempre il mare a trasportare innovazione e sviluppo, merci e persone, perché, dovunque, il confine tra la terra e il mare produrrà benessere e ricchezza. Soltanto questo basterebbe per definire l’importanza assoluta della portualità per il nostro Paese, finalmente riconosciuta come strategica.