La scorsa settimana, dopo il ciclo di audizioni svoltesi a febbraio, la decima commissione del Senato ha depositato alcuni emendamenti al D.d.l. Concorrenza presentato dal Governo. Gli emendamenti di Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Italia Viva minacciano, tuttavia, di dare inizio ad una nuova stagione di conflitti sociali sulle banchine cercando di modificare, ancora una volta, la L. 84/94 e provando a scardinare il sistema della portualità italiana, attaccando, di fatto, il mercato del lavoro portuale. Le tematiche fondamentali al vaglio degli emendamenti: abolizione del divieto di interscambio di lavoratori tra concessioni in capo ad uno stesso soggetto concessionario, all’interno dello stesso sistema portuale; abolizione e/o rivisitazione del divieto di accumulo di concessione così come previsto dall’ art. 18, co. 7, della L. 84/94; poteri quasi azzerati alle Autorità di Sistema Portuale in materia di rilascio delle concessioni. Questi gli emendamenti più pericolosi e soprattutto i primi due per i quali va fatta una riflessione sulla situazione attuale e sugli ipotetici scenari che potrebbero paventarsi. Oggi, in buona sostanza, in caso di picchi di traffico i terminalisti sono costretti a far ricorso ai lavoratori delle compagnie portuali, ma, nel caso in cui l’emendamento in questione dovesse essere accolto, passerebbe la pericolosa possibilità per un concessionario di scambiare il personale fra l’una e l’altra concessione creando, di fatto, una minaccia per i lavoratori e legittimando, così, l’autoproduzione. Inoltre, non si ritiene più valido, per i porti di rilevanza economica nazionale, il “divieto di accumulo” delle concessioni previsto all’art.18,c.7, della legge n. 84/1994.
Sostanzialmente la legge impone un duplice divieto: l’impresa portuale concessionaria non può essere (contestualmente) titolare di due differenti concessioni nello stesso porto (salvo attività differenti) e non può svolgere attività portuali in aree demaniali diverse da quelle loro assentite. Questo, ovviamente, per evitare agli operatori situazioni di ‘monopolio’ ed la formazione di posizioni dominanti. Tuttavia, negli anni, per molte associazioni dei terminalisti il divieto di cumulo di concessioni ha favorito una perdita di competitività degli scali portuali italiani, soprattutto verso i porti dell’Unione europea. Da qui le richieste di abolire il divieto di cumulo o anche di dare possibilità all’ “Autorità garante della concorrenza e del mercato, con proprio provvedimento, di definire, per aree omogenee di mercato, il limite di cumulo delle imprese concessionarie al fine di limitare possibili regimi di oligopolio e monopolio”.
Eppure è innegabile che tali modifiche sostanziali alla L. 84/94 rischierebbero, così come dichiarato dal Segretario Nazionale Uiltrasporti, Claudio Tarlazzi, “di far venire meno i principi di concorrenza” e di scardinare “l’equilibrio occupazionale dei porti”. “La scelta – ha continuato Tarlazzi – di consentire allo stesso soggetto di avere più concessioni all’interno dello stesso porto per le stesse attività, rappresenta già di per sé una preoccupazione perché, se non fosse calibrata con prudenza, potrebbe determinare monopoli. Consentire poi la fungibilità del personale farebbe venire meno gli stessi presupposti per i quali vengono autorizzate le imprese ad operare e diminuirebbero le tutele dei lavoratori stessi”. Altrettanto pericolosi, appaiono, infine, gli emendamenti sul rilascio delle concessioni, con i quali si cerca di scardinare le competenze sul governo della portualità, oggi in capo alle Autorità di Sistema Portuale, affidando un ruolo decisivo in materia ad altri Enti quali l’ART, l’Anac e l’Agcom. Si rischia, così, di inasprire ulteriormente la già ingarbugliata burocratizzazione dei porti italiani con una ripercussione negativa per tutto l’intero sistema.
In tale contesto il D.d.l. Concorrenza dovrebbe aggiornare la legge n.84/1994 con l’unico obiettivo fondamentale di incrementare la competitività del settore marittimo/portuale perché il nostro Paese conta molto sulla strategicità dei sistemi portuali: il settore marittimo/portuale italiano, infatti, è importante per lo sviluppo economico di molti settori produttivi; gli scali italiani sono su molte rotte internazionali dei flussi merceologici, soprattutto quelli del Mezzogiorno; ed ancora i porti sono nella catena logistica, e grazie alla loro retro – portualità svolgono il ruolo di ‘nodi’ di un sistema integrato e intermodale che fa crescere l’economia del nostro Paese.