Un momento storico per la città di Napoli, un avvenimento che farà parlare chissà per quanto tempo, una città in fermento per l’arrivo del premier Draghi, una firma su un documento che è un accordo tra lo Stato e il Comune di Napoli per il ripiano del disavanzo e per il rilancio degli investimenti. È stata l’antica Sala dei Baroni del Maschio Angioino, meravigliosa e ampia aula architettonica dalla volta costolonata, ad ospitare il Presidente del Consiglio dei Ministri della Repubblica Italiana. Proprio qui è stato illustrato e firmato il “Patto per Napoli” dal valore di un miliardo e 231 milioni e 437mila euro, un accordo che “replica lo spirito europeo del PNRR, risorse che arrivano in città in cambio di impegni per riforme e investimenti con obiettivi di qualità e tempi certi”. Ormai Napoli non avrà più alibi: il sostegno concreto che era giusto dare alla città è finalmente arrivato.
Napoli ha la sua grande occasione, una consistente somma di denaro pubblico che potrà essere utilizzata per il suo sviluppo, per liberare risorse fondamentali e necessarie da impiegare nelle priorità del territorio, per garantire quella ripartenza sempre agognata ma mai nei fatti compiuta. Un lungo elenco di progetti che prevede un piano di rinnovamento urbano teso al miglioramento dei livelli e della qualità dei servizi offerti, investimenti in settori che sono in grave sofferenza come i trasporti, il decoro urbano, la riorganizzazione edilizia, la scuola, il porto, finanche il Palazzo Fuga, il Real Albergo dei Poveri sulla cui destinazione d’uso esistono varie idee e a cui è stato destinato un finanziamento di 100 milioni di euro. L’obiettivo sarà quello di modernizzare la città e garantire servizi efficienti e di qualità ai cittadini napoletani, investire su chi è stato lasciato ai margini della vita economica, favorire l’occupazione, creare nuovi posti di lavoro, fare in modo che questa città non sprechi questa occasione trasformando le risorse che si preannunciano in spesa effettiva, attraverso investimenti che realmente occorrono. Perché abbiamo bisogno di questo adesso, di un disegno strategico e di progetti che vengano poi realizzati, di mettere in atto un piano che riprenda la manutenzione e la gestione ordinaria di una città che di normale non ha quasi più nulla. Perché i napoletani sono stanchi di vivere una quotidianità mortificante, vorrebbero che questa complessità fosse ben organizzata.
Nel mentre ci dicono di scendere senza auto per ridurre l’impatto ambientale ma per strada i bus non ci sono, i treni passano di rado, se si utilizza una bicicletta nelle piste ciclabili si è soliti intraprendere percorsi ad ostacoli intenti a schivare le buche per strada, incroci pericolosi e automobili in seconda fila che spesso occupano lo stesso percorso dei ciclisti; ci dicono di vivere a pieno i nostri quartieri che però hanno necessità di essere riqualificati perché il degrado e la violenza fanno ancora da padroni. Servizi, efficienza, assunzioni, riscossione, decoro, valorizzazione del patrimonio comunale, riorganizzazione delle partecipate: questo prevede il Salva Napoli che dovrebbe garantire finalmente una città a regola d’arte. C’è di contro una disoccupazione dilagante, l’inquinamento atmosferico, un traffico congestionato, l’assenza di verde, l’inefficienza amministrativa, la criminalità organizzata, mali endemici per una città troppo bella per essere condannata a questo innegabile oblio. Ma c’è anche un’occasione che non va assolutamente sprecata: una ingente somma di risorse da utilizzare per lo sviluppo e se Napoli perderà questa opportunità si scenderà ulteriormente sul piano dell’arretratezza e del declino e questo non possiamo più permettercelo. Ora abbiamo bisogno di una vera prova di maturità politica, di una svolta per il sistema economico partenopeo. Qui al Sud c’è un detto “senza soldi non si cantano messe”: gli strumenti e le risorse ci sono, aspettiamo solo che le messe vengano cantate, per il nostro grande riscatto.