Chi avrebbe mai immaginato un mondo così. Anni chiusi tra le mura delle nostre case a causa di una pandemia che ci ha privato di contatti umani, intenti solo a schivare un mostro subdolo che ha ucciso milioni di persone e di cui non ancora siamo riusciti a liberarci. Anni in cui abbiamo sperato di riappropriarci quanto prima della nostra vita, perché quella che abbiamo vissuto non è stata una vera vita, ma un sopravvivere nella speranza di non beccarlo quel dannato virus o, nelle migliori delle ipotesi, di uscirne indenni. Abbiamo schivato gli esseri umani, abbiamo aumentato le distanze tra noi, abbiamo avuto paura e ci siamo resi conto che tutto è imprevedibile, che il corso degli eventi non è possibile stabilirlo, che a volte può accadere qualcosa che può compromettere e cambiare inesorabilmente la nostra esistenza, senza darci un preavviso. E poi d’improvviso una de-escalation graduale, un’emergenza che rientra, i dati dei contagi che calano, le restrizioni allentate. Una piccola luce in fondo ad un tunnel. Ricordo ancora le parole di un anziano signore incontrato qualche mese fa fuori ad una farmacia del quartiere in cui vivo, un piccolo ometto che litigava con la sua mascherina e si lamentava delle orecchie a sventola che gli elastici gli avevano procurato. Ho immaginato un sorriso sotto quella protezione del viso ma le sue parole le ricordo come se fossero state pronunciate da qualche istante: “peggio ‘e stu virus ce po’ essere sul ’a guerra”.
Non ho più i nonni, li ho persi da piccolina, non ho ascoltato mai i loro racconti, mi sono fidata di quello degli altri, di quanti mi dicevano che la guerra è un abominio troppo grande per l’umanità, che va sempre condannata, per qualsiasi ragione si faccia. Non si può accettare qualcosa che possa portare ad una catastrofica perdita di vite umane e sofferenza immane. Davvero non si può. Come si fa a spiegare ad un bambino quello che sta accadendo oggi, a dirgli che in una parte non tanto lontano da noi c’è un’azione di invasione mossa da uno stato contro un altro per la risoluzione di una controversia dovuta a conflitti di interessi ideologici, solo perché un Paese percepisce come una “minaccia” avere ai suoi confini dei Paesi membri dell’alleanza atlantica. Come si fa a comprendere le motivazioni di un “signore” che vorrebbe dissuadere l’Occidente a riavvicinarsi ad uno stato per instaurare un regime a lui favorevole. Come si fa a guardare quelle scene di bombardamenti in cui i civili continuano a perdere la vita, di carri armati che investono esseri umani, di corpi che saltano in aria, distruzione, violenza, sangue, speranze fallite, sogni svaniti. Sembra che il Covid 19 non ci abbia insegnato nulla, che la storia fatta di guerre passate non sia servita a tanto, dovevamo uscirne migliori, ma il virus da distruggere è anche quello che contagia l’anima di alcuni uomini che sono solo assetati di potere. Il barlume di umanità dove è andato a finire? C’è una cura a tutto questo? Riusciremo mai a guarire?
Si potranno vincere tante battaglie ma si perderà lo stesso. Si perderà il diritto all’umanità, si perderà il diritto alla vita, si dirà addio al buonsenso. Non ci saranno né vincitori né vinti. Resterà una fabbrica di guerra che avrà prodotto morti, assassini e distruzione ad un prezzo altissimo, che pagheranno tutti. Che questo incubo possa cessare al più presto, che la democrazia trovi una soluzione, che la pace regni sovrana. Non si può continuare ad innalzare la tensione internazionale allertando un sistema difensivo nucleare. Non si può immaginare cosa potrebbe accadere. Non si può giocare con la vita delle persone come se si stesse chiudendo una partita a Risiko. Vogliamo la possibilità di raccontare ai bambini le fiabe più dolci per farli addormentare, vogliamo ancora portarli a giocare in prati fioriti, vogliamo dire loro che il futuro che avranno sarà pieno di opportunità da vivere. Non so cosa spinga gli uomini a un punto di follia così alto ma so che questo è un mondo che non ci appartiene. Ridateci il diritto di vivere.