“Metro Linea 1: causa guasto tecnico, circolazione sospesa sull’intera tratta. Stiamo lavorando per ripristinare il servizio. Ci scusiamo per l’attesa”.
Questo quanto annuncia l’Azienda Napoletana Mobilità. Queste le parole che si sentono echeggiare nelle stazioni delle Linea 1 della metropolitana di Napoli.
Scuse accettate. Ancora una volta. Ma il disappunto fino a quando riuscirà ad essere tollerato? La metropolitana con le stazioni più belle d’Europa, la metropolitana più suggestiva e che da sola giustificherebbe una visita alla città di Napoli è anche la metropolitana che si aggiudica la medaglia dell’inefficienza nel panorama del trasporto pubblico locale. Utilizzare la linea 1 della metropolitana partenopea è diventato un terno al lotto per i cittadini e per quanti decidono di rischiare di restare a piedi o, nelle migliori delle ipotesi, di attendere un treno con una frequenza di un regionale. Ma alternative non ci sono. Prendere la metropolitana per spostarsi da un capo all’altro della città è necessario, per lavoro, per raggiungere gli edifici scolastici, per qualsiasi spostamento nella city e il mezzo di trasporto per eccellenza che dovrebbe consentire a tutti di muoversi velocemente, a discapito dell’utilizzo dell’auto privata, si rivela invece il mezzo di trasporto più inaffidabile e inefficiente. Circolazione sospesa prima da Dante a Garibaldi e poi sull’intera tratta, un giorno si, un giorno no. Solo tre treni funzionanti su sei e tanta ma tanta speranza che il servizio venga ripristinato in breve tempo.
Ma è mai possibile vivere di speranze? Siamo arrivati a sperare di avere un trasporto che soddisfi le esigenze dei viaggiatori e di un’intera cittadinanza e non di averne diritto? Eppure qualcuno ci aveva seriamente creduto: c’era un sindaco, un De, che si era lanciato anni fa e che, come consueto, aveva promesso che Napoli sarebbe diventata la capitale mondiale dell’efficienza nei trasporti nel 2019. “Corse ogni 4 muniti sulla Linea 1 della metropolitana”. Grandi proclami, inutili promesse, solo una bella favoletta. Già anni fa sembrava un’assurdità e un’assurdità infatti è rimasta. E come se non bastasse oggi arrivano le risse, gli assembramenti a causa dell’attesa prolungata su quelle banchine della Linea 1 che si affollano sempre di più. Come se non bastasse la sicurezza viene meno, la gente incomincia a scalpitare, a lamentarsi, a cercare di entrare in un vagone gremito di persone per accaparrarsi l’agognato viaggio. Eppure le regole erano chiare: dal 1° settembre scorso sono state pubblicate le linee guida sul sito del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibile: essenziale il potenziamento delle corse dei mezzi di trasporto, soprattutto nelle ore di punta, attenzione a sanificazione e igienizzazione dei mezzi, riempimento della metro massimo all’80% per consentire ricambio di aria attraverso l’apertura di finestrini, aria malsana in galleria ricoperte da polvere nera non pulite da anni. Basta solo immaginare la metropolitana della linea 1 in questi giorni, carri di bestiame, con solo tre treni in circolazione e nessun rispetto delle linee guide del Ministero delle Infrastrutture …
È ormai evidente che i treni siano troppo obsoleti, treni che risalgono agli anni ’90 e hanno fatto chissà ormai quanta strada. Quelli nuovi? Stendiamo un velo pietoso. Dopo l’arresto dei collaudi a causa dell’incendio verificatosi lo scorso luglio su un treno in prova, con a bordo la commissione degli ispettori ministeriali, si pensa che dovrebbero ripartire nuove prove, in notturna, per garantire i 5 mila chilometri di percorrenza dei nuovi convogli sull’intera tratta, a 30 chilometri orari. Ma nulla, non si sa ancora nulla di certo. E senza nuovi treni la situazione è diventata davvero ingestibile e questo tipo di fenomeno, di interruzione della circolazione ormai sistematica, è divenuto intollerabile. Questo è l’Azienda Napoletana della Mobilità. Questa è l’azienda del rilancio. Questa è l’azienda della ripartenza. Questa è un’azienda che Napoli non merita perché è davvero impossibile che si neghi il diritto alla mobilità ai cittadini di questa città. Il futuro del tpl è ancora incerto: non si vuole perdere tempo ad additare colpe o a cercare capi espiatori ma basta farsi due calcoli e capire che ormai in questa azienda necessita una vera svolta, un cambio culturale, necessitano persone che abbiano davvero a cuore le sorti del trasporto e che si concentrino a ridare dignità alla più antica azienda del Mezzogiorno d’Italia.