Gli elementi ci sono tutti per raccontare la storia di un’azienda ormai ferma ad un palo, in attesa di una identità ben precisa che possa finalmente ridarle vita.
Un’azienda denominata SAM (Società Autostrade Meridionali) che opera nel settore della gestione in concessione di tratti autostradali che è appunto l’ente esercente concessionario controllato da Autostrade per l’Italia (ASPI) nella gestione del tratto Napoli-Salerno dell’Autostrada A3.
Un contratto con il Ministero che vale quasi 3 miliardi di euro sottoscritto dal Consorzio Sis (la cui proprietà è detenuta al 49% dalla spagnola Sacyr e per il restante 51% dal partner italiano Fininc).
Il Ministero delle Infrastrutture che individua, quale aggiudicatario provvisorio della Concessione per l’affidamento della tratta che da Napoli porta a Salerno, proprio l’impresa di costruzioni italo spagnola.
Uno Stato che vigila poco, se non pochissimo, su questi affidamenti e che dovrebbe effettuare controlli costanti attraverso il Ministero e gli organi di vigilanza.
E in ultimo, e sicuramente non per importanza, coloro che ancora si interrogano sul destino della macchina gestionale di Autostrade, su come si gestirà la complessa struttura che rappresenterà la Società, su quale sarà il destino dell’indotto, delle società satelliti, dei dipendenti, su come si potrà garantire il volume degli investimenti, su chi potrebbe offrire le garanzie di ammodernamento della rete. E non si può non considerare quanto questa storia sia difficile e travagliata, quanto questa concessione sia stata in proroga per diversi anni, non si può non valutare la bocciatura di una gara da parte del Ministero delle Infrastrutture e un ricorso per tanto tempo bloccato dinanzi ai giudici del Consiglio di Stato. Una storia che parte da lontano, nel 2012, anno in cui è scaduta la concessione alla Società Autostrade Meridionali. Una procedura di gara davvero complicata ad opera del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti per l’affidamento delle attività di gestione e manutenzione dell’importante arteria.
Arrivano due offerte, la prima della stessa Sam e, la seconda, quella del Consorzio italo-spagnolo Stabile Sis. Accade che entrambi i soggetti partecipanti vengano esclusi, entrambi si appellano e fanno ricorso al Tar Campania. Tuttavia, i giudici decidono di rigettare le due istanze. Si arriva così ad avere un tratto autostradale privo di concessione (in attesa che il Ministero provveda ad indire un nuovo bando) e gestito in proroga dal 2012 da Sam solo per gli interventi di manutenzione ordinaria, facendo venir meno tutti gli investimenti previsti dal bando di gara che ammontano a quasi 800 milioni di euro e che sono relativi alla manutenzione straordinaria e al completamento degli interventi già previsti nella convenzione precedente. Negli anni è stata quindi garantita solo la manutenzione urgente; i lavori di manutenzione straordinaria e messa in sicurezza dell’autostrada sono invece rimasti in capo al concessionario uscente, fino al subentro del nuovo. Pare che la notizia sia quasi sicura e che l’autostrada Napoli Salerno si troverà ad essere gestita dal Consorzio Sis per i prossimi 25 anni. Ma come è possibile che sono trascorsi svariati anni, si sono susseguite una miriade di polemiche e nessuno ha mai pensato ad accelerare questo processo di affidamento del tratto autostradale dando finalmente vita ad una identità ben precisa e garantendo una reale prospettiva per una società fondamentale per il nostro territorio? Come è possibile che il Ministero non abbia avuto il coraggio di effettuare delle scelte ponderate e precise, non abbia adottato azioni decisive volte a confermare la concessione del tratto autostradale in un sistema di appalti pubblici così farraginoso e caotico? Autostrade Meridionali, dal suo canto, ha continuato ad indugiare rimanendo a capo della struttura autostradale campana beneficiando in termini di utili e gestione della mobilità. Nel mentre gli altri attori di questa storia restano avvolti in un alone di silenzio e immobilismo senza pensare che si sta danneggiando un’azienda che rappresenta una delle realtà più importanti del Mezzogiorno d’Italia.
E purtroppo nel comparto viabilità sono queste le storie che rischiano di finire nel baratro, senza un’adeguata analisi e discussione pubblica. È lecito chiedersi come si comporterà il nuovo gestore, chi garantirà manutenzioni assidue e puntuali, chi terrà strade mantenute in condizioni migliori, con quali risorse e con quanti dipendenti.