Da piccola chiudevo gli occhi, dondolandomi su un’altalena, sognavo un mondo migliore, un mondo senza disparità in cui l’uomo e la donna hanno parità di diritti, parità di opportunità e di uguale trattamento nell’accesso al lavoro, nelle condizioni di impiego, nell’orientamento, nella formazione professionale, nelle progressioni di carriera. Un mondo di eguaglianza. Perché già all’epoca avvertivo distinzioni, che il più delle volte, mi facevano quasi rabbrividire..
“Tu non puoi farlo perché sei una donna”, “tu non puoi giocare con noi perché sei donna”, “un giorno non potrai diventare un pilota di aereo perché sei donna”.. già allora mi si stringeva il cuore, ero ancora una bambina ed i bambini hanno il diritto di sognare. Il diritto di sentirsi uguali nella propria diversità. Una ballerina di un carillion innamorata della musica rock, un girasole della luna, un cavalluccio marino delle montagne, una diversità che regala il privilegio di essere liberi. Ma la vera ricchezza è fatta proprio di questa diversità ma quelle frasi, quelle parole, i fatti che ancora oggi avvengono mi fanno credere che quel sogno di parità ha ancora il sapore dell’utopia.
Uomo donna, bambino bambina, ragazzo ragazza, signore e signora. E poi esistono quelle disparità che emergono anche nello stesso genere. Riflettevo proprio di recente su come si tende, sempre più spesso, a considerare la maternità come il completamento della libertà femminile, se non addirittura la vera essenza della donna e sempre più spesso si considera chi non ha figli una persona non ugualmente completa. E invece c’è chi semplicemente ha scelto di non essere mamma. O chi purtroppo non ci è riuscita a diventarlo. E c’è chi addirittura si sente autorizzato a puntare il dito contro, esordendo con la celebre frase “non puoi capire perché non sei mamma“, “quando avrai un figlio poi ne riparleremo” frasi pronunciate spesso proprio da chi ha vissuto l’esperienza della maternità, persone con convinzioni alquanto stereotipate. Non diventare madre è un diritto delle donne. E le stesse dovrebbero accettarlo. Capirlo. Comprenderlo. È sconcertante che si facciano, ancora oggi, differenze tra donne che hanno figli e donne che non ne hanno. È stupido nutrirsi di pregiudizi ed ignorare che le donne senza figli hanno una vita altrettanto piena e soddisfacente e dietro questa scelta si celano tante motivazioni che non conosciamo e per questo siamo tenuti a non emettere giudizi e sentenze inutili. Non diamo per scontato che tutti debbano fare le stesse scelte, non nascondiamoci dietro etichette che sembrano medaglie ma che alla fine non ci rendono migliori, nessuna scelta va giudicata con quella leggerezza del giudizio personale. Bisognerebbe capire che non viviamo di referendum, si chiama libertà di scelta.
Si tende a giudicare tutto ciò che non si comprende ma sarebbe bello provare ad ascoltare, ad immedesimarsi, ad essere empatici, o semplicemente a rispettare le scelte altrui, perché ognuno è libero di scegliere la vita che desidera condurre. Sarebbe bello provare ad uscire dagli schemi cristallizzati della società che imprigionano la mente e l’anima di chi non crede che l’istinto materno vada oltre la maternità. L’ astrofisica Margherita Hack sosteneva che gli allievi erano i suoi veri figli. Provate ad ascoltare e a comprendere tutto ciò che esiste al di fuori del vostro mondo: c’è un universo bellissimo.
Rachele Pagano