Sono sempre più numerosi gli studi e le ricerche che hanno dimostrato i vantaggi derivanti da un ambiente di lavoro sereno, volto ad incrementare i livelli di motivazione dei collaboratori; si punta sempre più sul welfare aziendale, sul benessere dei propri dipendenti con un insieme di iniziative, beni e servizi messi a disposizione del personale. Ci si è resi conto, in buona sostanza, che cercare di raggiungere la cosiddetta “Work life balance”, ovvero la perfetta armonia tra vita personale e professionale, in un rapporto di equilibrio tra tempo libero, famiglia, salute e attività lavorativa, ambizione e carriera giova non soltanto ai lavoratori, quanto, piuttosto, all’intera realtà aziendale e occupazionale. È in quest’ottica di incremento del benessere lavorativo che, negli anni, è nata l’idea degli asili nido aziendali: luoghi pensati e organizzati dalle aziende in grado di garantire la migliore assistenza possibile per i bambini, lasciando tranquilli i genitori di organizzare e gestire il proprio lavoro il cui orario non è sempre conciliabile alle esigenze di un neonato o infante.
In Italia, già circa 100 anni fa, fu una donna, “pasionaria” e con l’animo imprenditoriale, Luisa Spagnoli, a realizzare il primo nido aziendale nella fabbrica Perugina. Il primo vero esempio di welfare, pensato da una donna per le donne. In questo modo la conciliazione era totale, le dipendenti, mentre i mariti erano al fronte, potevano allattare durante l’orario di lavoro, senza essere obbligate a ridurre notevolmente le ore lavorate e quindi lo stipendio. Fu permesso così alle madri di continuare a sentirsi madri senza trascurare il lavoro. Tuttavia questo esempio in Italia non ha avuto un grande successo e gli asili nidi aziendali sembrano essere pochissimi. L’Istat ha reso noto che nel nostro paese i nidi aziendali sono appena 220, di cui 208 al Nord. Il divario Nord-Sud appare davvero impressionante. Nelle regioni del Nord-Est e del Centro, la percentuale risulta sopra il 32%, non molto lontana dal totale europeo; nel Nord-Ovest è di poco sotto il 30. Nel Sud e nelle isole crolla rispettivamente al 12 e al 13%”.
Tra le cause principali, oltre ad una natalità in continua diminuzione, ci sono sicuramente i “costi alti” ed il “turn over” dei bambini non assicurato. Tuttavia, il motivo principale di una scarsa offerta di nidi sui luoghi di lavoro è, senz’altro, legato alle dimensioni aziendali. Tali strutture, infatti, sono spesso presenti nelle grandi aziende ma l’Italia è il Paese delle piccole e medie imprese e solo al Nord del nostro stivale sono presenti realtà imprenditoriali più grandi. Considerando, inoltre, che progettare un asilo aziendale ha dei costi importanti va da sé che l’investimento non è in grado di ripagare la spesa. Ma le ricadute sul mondo occupazionale, soprattutto quello femminile, sono evidenti, ancor più a ridosso della pandemia da Covid-19 che ha colpito soprattutto le donne e le mamme creando una vera e propria “emergenza mamma” e aggravando ancora di più le disparità di genere.
Eppure, è un dato di fatto che più asili nido e più posti nelle scuole materne favoriscono l’occupazione femminile. Pur sembrando scontato questo rapporto, recentemente è stato evidenziato, che nelle regioni italiane in cui la presenza di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia copre almeno il 30% dei bambini della fascia 0-3 anni – come ad esempio Valle d’Aosta, Umbria, Emilia Romagna e Toscana – il tasso di occupazione femminile supera il 60%. Ancora lontano dai livelli europei (66,5%), ma comunque più alto della media italiana (52,5%). Sembra essere poco percepito che lavorare rende noi donne libere, autonome e complete, fa di noi delle persone soddisfatte e, quindi, delle madri migliori. Lavorare è una necessità, non un passatempo. Non è concepibile nel 2021 dover scegliere tra l’essere madri o lavoratrici. Eppure, la difficoltà di essere madri lavoratrici o, in via più generale, genitori che lavorano ha rappresentato in Italia un fattore determinante la crescita vertiginosa dal calo demografico. Ed è triste dover constatare che il nostro paese ha un ritardo strategico di almeno vent’anni nel contrastare il fenomeno.
Perfino il governo sembra essersi reso conto di questa problematica, e nelle recenti dichiarazioni del Presidente Draghi il tema degli asili nido è tornato d’attualità. Il Presidente del Consiglio ha sottolineato, infatti, come il programma Next Generation EU possa rappresentare una occasione unica e imperdibile per rendere più equa su tutto il territorio nazionale la distribuzione degli asili nido. Tuttavia, è interessante notare come, nonostante i ritardi della politica, alcune realtà private anche al Sud ed in Campania si siano mosse, negli anni, per favorire lo sviluppo di servizi di conciliazione vita – lavoro tra i quali gli asili nido aziendali. Proprio a pochi passi da noi, nel comprensorio Olivetti di Pozzuoli alle porte di Napoli, è presente la più grande struttura di asilo nido aziendale nel Mezzogiorno, “Bimbi a bordo”. Gestito dalla Cooperativa Sociale Scacco Matto, rappresenta una grande conquista per la nostra regione: sfruttando l’idea di mettere in campo un asilo nido interaziendale, consentendo così l’accesso a bambini di diverse aziende limitrofe, si è riusciti ad ovviare i problemi di assicurare il cosiddetto “turn over” dei bambini e di ammortizzare i costi per le piccole imprese.
Altro esempio, innovativo, è Needo, una startup tutta italiana e femminile, fondata qualche anno fa, smart e creativa che, sfruttando il termine inglese need, ovvero bisogno, ne chiarisce anche la missione: Needo è, infatti, un asilo itinerante, realizzato riconvertendo creativamente vecchi container marittimi in moduli da coibentare e assemblare per dare forma ad una struttura abitativa che può essere agevolmente trasportata, e dunque raggiungere un’area cittadina, o un quartiere, dove l’esigenza di un nido è più sentita dalla comunità locale.
A seconda di quanti container vengono utilizzati, lo spazio a disposizione si può ingrandire o rimpiccolire in funzione del numero di bambini che dovrà accogliere. Un asilo nido, quindi, che può sorgere in qualunque luogo e per qualsiasi periodo di tempo senza richiedere strutture preesistenti, venendo incontro alle esigenze di famiglie, aziende, piccoli enti e comuni. Insomma, siamo di fronte ad una grande sfida che sta nel diffondere la realtà dei nidi aziendali ad un numero sempre maggiore di imprese, anche di media e piccola grandezza, perché solo partendo dai bambini possiamo diventare grandi; come diceva il teologo tedesco Dietrich Bonhoeffer: “Il senso morale di una società si misura su ciò che fa per i suoi bambini” e, aggiungerei, anche per i loro genitori.