La condizione della Compagnia Trasporti Pubblici (Ctp), seppur lentamente, sembra migliorare con il passare dei giorni. Il servizio inizia ad essere “visibile”, l’uscita autobus dai tre depositi ha raggiunto percentuali soddisfacenti e utili a garantire un trasporto pubblico decente ai cittadini dell’area metropolitana di Napoli e della provincia di Caserta. D’altronde, possiamo dirlo tranquillamente, era abbastanza semplice, il servizio Ctp era diventato pressoché inesistente, la situazione societaria impediva qualsiasi tipo di azione eventualmente da intraprendere per un cambio di rotta, il rischio default era dietro l’angolo.
Dunque, allora tutto risolto? Scampato il pericolo fallimento ? Assolutamente no!
Per comprendere la situazione reale bisogna fare un passo indietro. Ctp, a dicembre dello scorso anno, per le disastrate condizioni economico finanziarie, ha presentato istanza al tribunale di Napoli Nord per essere ammessa al concordato preventivo in bianco. Richiesta accordata a febbraio di quest’anno in funzione della quale, alla stessa società, sono stati concessi 60 giorni (entro il 23 aprile 2021) per presentare un “piano di salvataggio” anche se, al riguardo, appare scontata una richiesta di proroga dei termini di presentazione che, secondo norma, può avvenire nei successivi 60 giorni previo richiesta formale e approvazione da parte del tribunale. L’ammissione al concordato preventivo in bianco, con tutte le complicazioni giuridiche proprie della norma e l’esito non affatto scontato del procedimento, ha segnato, per ora, un’inversione di tendenza. Infatti, oltre alla ripresa del servizio, ancora non a regime, è stato regolarizzato il pagamento degli stipendi ai lavoratori che, nonostante vantano ancora dei crediti dall’azienda, come svariate mensilità di buoni pasto, iniziano ad avvertire un clima diverso da quello del recente passato.
La condizione generale migliorata, in ogni caso, è collegata ad un aspetto temporale limitato: Ctp ha la necessità di ricevere risorse straordinarie, anche a supporto del piano concordatario che dovrà soddisfare almeno la maggioranza dei creditori, finanze che la proprietà Città Metropolitana dovrà inevitabilmente sbloccare se vuole davvero impedire il tracollo della sua partecipata. Somme, senza le quali, tutti gli sforzi messi in atto da Ctp sotto il profilo organizzativo e quelli eventualmente da compiersi per efficientare l’azienda, saranno praticamente resi vani. Relativamente al quadro finanziario entriamo in un campo abbastanza minato, almeno lo è stato finora. L’ente di piazza Matteotti, nello scorso mese di marzo, con non pochi trambusti politici, ha approvato il bilancio di previsione 2021-2023 appostando nel capitolo “fondo rischi”, secondo le comunicazioni fatte dalla Governance di Città Metropolitana alle Organizzazioni Sindacali, le risorse utili per assicurare la continuità aziendale e completare, con le garanzie finanziarie del caso, il percorso atteso dal concordato preventivo. Il dubbio è legittimo e l’interrogativo anche, di quali risorse si parla? Riferite a cosa? Andando a fondo della questione sembrerebbe siano sempre riconducibili a quelle misure straordinarie da riconoscere per la rivalutazione dei corrispettivi chilometri dei contratti di servizio, le famose indicizzazioni! E come per incanto ritornano, per un periodo si erano perse le tracce e, invece, eccole nuovamente rimesse in gioco. Sulla materia, ad onore del vero, c’è stata nel corso degli ultimi anni, tra una frenata ed una ripartenza (e viceversa), un’ampia interpretazione nonostante la giurisprudenza, per Ctp, riguardo alcune annualità, abbia determinato un principio inequivocabile, ovvero il giusto riconoscimento sulla rivalutazione dei corrispettivi chilometri.
Eppure, ad un certo punto, era diventata una chimera, atti controversi, posizioni diverse all’interno di Città Metropolitana, pareri favorevoli poi diventati contrari, insomma l’incertezza per definizione nella sua manifestazione più ampia e fantasiosa. Ora però va messo un punto, con fermezza, senza lasciare nulla al caso. Ctp è sottoposta ad un percorso giuridico straordinario i cui tempi non sono quelli della politica e della burocrazia, i termini del tribunale sono chiari e perentori, Città Metropolitana deve agire velocemente e con determinazione, il piano concordatario va riempito di contenuti e, prima di tutto, va sostenuto con delle risorse nuove. Il temporaneo cambiamento di passo va reso strutturale, il rilancio va realmente praticato e non semplicemente annunciato, bisogna fare in modo che quella luce in fondo al tunnel diventi l’alba di un futuro radioso, lo meritano i lavoratori e i cittadini.