30 marzo 2021. Dalle colonne de Il Mattino il commissario straordinario del governo per la bonifica ambientale di Bagnoli, Francesco Floro Flores, dichiara che andrebbe fatta una riflessione sulla colmata di Bagnoli. Innanzitutto, cos’è la Colmata? È una piattaforma costruita sulla spiaggia negli anni ’60 nell’ambito dei lavori per l’ampliamento dell’Ilva-Italsider, l’impianto siderurgico che era insediato nell’area che si affaccia sul mare di fronte all’isola di Nisida. Realizzata con materiali inerti come il cemento e la loppa, cioè con scarti delle lavorazioni degli altoforni, la Colmata non sarebbe inquinante. Per questo il Commissario per la bonifica ritiene che si potrebbe evitare di rimuoverla, risparmiando i 141 milioni di euro previsti per questo scopo.
Nei giorni successivi non sono mancate le polemiche, con diversi esponenti delle istituzioni che hanno ribadito come, nel rispetto delle leggi per la bonifica dell’area ex Ilva di Bagnoli, la colmata dovrà essere certamente rimossa. Tutti a dire la loro, probabilmente dimenticando due dati di fatto. L’ex Ilva di Bagnoli è stata dismessa nel 1992, trent’anni fa. Le ultime disposizioni normative sulla bonifica di Bagnoli, leggi e decreti, risalgono al 2015. Sette anni fa. Si potrebbe discutere degli enormi ritardi, dei progetti tante volte presentati in pompa magna per essere poi immancabilmente cambiati. Si potrebbe discutere di tante cose, se ce ne fosse ancora la voglia o la necessità. L’unica necessità è quella di lavorare a testa bassa per la bonifica, il resto sono chiacchiere che non producono risultati.
La cosa veramente insostenibile è che i protagonisti di questo ennesimo scambio di dichiarazioni ai media, con le polemiche che ha scatenato, non si rendono conto di quanto sia offensivo per la gente di Bagnoli e per l’intera Napoli. Dopo decenni ancora non sanno come restituire al quartiere e alla città un territorio oltraggiato fin nelle sue viscere da una vocazione prima imposta e poi rubata, luoghi in cui l’inquinamento e l’assenza di lavoro hanno spiegato con cruda chiarezza cosa si intende quando si parla di “desertificazione industriale”. Bagnoli meriterebbe ben altra considerazione, ben altro senso di responsabilità istituzionale. Magari, anche un po’ più di rispetto e spazi adeguati in cui custodire la memoria di quelli che hanno lavorato e spesso hanno lasciato la vita tra altoforni e cementerie, o che la vita l’hanno perduta per il solo fatto di vivere accanto a quelle fabbriche che producevano lavoro e morte. Forse è chiedere troppo? Forse dobbiamo veramente rassegnarci a considerare la bonifica di Bagnoli come semplice argomento per i professionisti delle dichiarazioni a mezzo stampa, buono a far vaneggiare di porti turistici e casinò? Quando penso a Bagnoli mi vengono sempre in mente una sigla ed un colore: Italsider P1E, su sfondo giallo. Erano i colori della fatica e dell’orgoglio. Oggi vedo solo il buio dell’incertezza.