È in scadenza il mandato quadriennale del Presidente dell’Autorità di Sistema del Mar Tirreno Centrale, Pietro Spirito, ed il clamore mediatico riservato nelle ultime settimane alla possibilità o meno di una proroga del suo mandato o, piuttosto, della nomina di un nuovo presidente, fanno riflettere sulla complessità e sulla strategicità dello scalo partenopeo, punto di riferimento nella portualità nazionale. Di certo negli ultimi giorni sulla stampa si è assistito a sterili ed inutili polemiche, rimpalli di responsabilità: ci sono state cordate a favore di Spirito come quella del Propeller Club di Napoli che ha auspicato il bis per il Presidente Spirito, ma ci sono state tante altre categorie imprenditoriali dello shipping e della logistica che si sono espresse contro la riconferma del Presidente dell’AdSP demonizzando il suo operato di questi ultimi anni. Ma allora chi ha ragione e cosa bisogna aspettarsi a breve?
La verità è che non giova a nessuno gettare fango sull’operato di chi, presumibilmente, sta per andare via. Piuttosto, occorre analizzare in modo obiettivo quello che è stato fatto e quello che ancora occorre fare. È innegabile che, dopo anni di stasi dovuti soprattutto all’avvicendarsi di numerosi commissariamenti, con la “Presidenza Spirito”, sono ripartiti numerosi lavori infrastrutturali fermi da tempo: il collaudo della Darsena di Levante che ha consentito di realizzare i dragaggi nel Porto di Napoli e l’avvio di quelli del porto di Salerno che dovrebbero terminare nel marzo 2021; i collegamenti stradali e autostradali negli scali di Napoli e di Salerno. Senza dimenticare il completamento dell’edificio storico dell’Immacolatella nel Porto di Napoli e l’importanza riservata al tema dell’integrazione porto città con l’avvio, finalmente, dei lavori di riqualificazione del Waterfront con la nuova stazione marittima al molo Beverello, fermi da tempo a causa di lotte e competizioni tra istituzioni e operatori economici. In questi anni, inoltre, è stato portato avanti un lavoro sinergico tra il sindacato e l’AdSP che ha permesso di raggiungere rilevanti traguardi da un punto di vista della tutela del lavoro e dell’occupazione: basti pensare alla recentissima applicazione dell’ultimo comma dell’art. 15 bis della L. 84/94 per i lavoratori della CULP in base al quale l’Autorità di sistema portuale potrà destinare una quota, comunque non eccedente il 15 per cento delle entrate proprie derivanti dalle tasse a carico delle merci sbarcate ed imbarcate, al finanziamento della formazione e del ricollocamento del personale dell’impresa; senza dimenticare, inoltre, l’importantissima approvazione, nel 2019, del “Protocollo per la Sicurezza in ambito portuale” che ha disciplinato le attività da mettere in campo per ridurre i rischi di incidenti per i lavoratori dello scalo partenopeo.
Ma allora viene da chiedersi cosa non abbia funzionato ed il perché di tante polemiche. Una risposta univoca forse è difficile trovarla, quanto piuttosto, sembrerebbe essere mancato in questi anni un importante tassello senza il quale la complessa gestione di una governance politica, quale quella delle Autorità di Sistema, viene meno, soprattutto in un panorama articolato come quello campano. Ebbene, il tassello mancante, potrebbe essere rappresentato dal cosiddetto “allineamento istituzionale”, ovvero un contesto sinergico e di dialogo tra le istituzioni in campo, unite per fare squadra e puntare sul rilancio dei porti campani. E il ricordo corre veloce alla presidenza di Francesco Nerli, Presidente dell’ex Autorità Portuale di Napoli, scomparso pochi giorni fa, che ha lasciato in tutti un grande ricordo per le sue indiscusse capacità gestorie, oltre che di grande uomo politico e di tecnico. Tuttavia, oltre alle sue indiscutibili competenze, Nerli ebbe la fortuna di operare in un contesto collaborativo in cui Regione, Comune e Autorità Portuale lavoravano insieme e con gli stessi obiettivi e, soprattutto, senza dare adito a sterili lotte e polemiche come invece accaduto negli ultimi anni. Ma vi sono ulteriori elementi, stavolta interni all’Amministrazione, su cui il nuovo Presidente (se non lo stesso Spirito) dovrà lavorare, ovvero la collaborazione, l’integrazione ed il lavoro di squadra. Questo perché, come la storia insegna, senza un’azione combinata e contemporanea di più fattori (interni ed esterni alla macchina amministrativa) nella stessa direzione non è mai possibile raggiungere alcun traguardo né volare alto.