Nessun dubbio: il miracolo dei collegamenti globali si realizza sicuramente anche grazie al duro lavoro di quei tantissimi professionisti che ogni giorno si dedicano con determinazione alla propria attività, con il massimo impegno e cercando di venire incontro alle esigenze di milioni di passeggeri che, nei tempi normali e lontani dalla crisi epidemiologica che ha inciso in maniera determinante e devastante sul settore aeroportuale, popolano questo affascinante e frenetico mondo del “trasporto in aria”. Stiamo parlando dei lavoratori stagionali che oggi, più che mai, necessitano di sostegno e tutele in un momento di stallo come questo, perché è facile immaginarlo, a causa del Covid 19 questi lavoratori non hanno lavorato e per loro la situazione è sicuramente più complessa, se non lavorano non percepiscono salario, a differenza di altri che lo stipendio comunque lo hanno avuto. La loro stagione è ormai finita? Forse non è mai iniziata. Con gli aeroporti vuoti non servono più. Quindi tutti a casa con la Naspi in scadenza e senza nessun reddito. Prima della pandemia l’altalena tra i pochi mesi di stipendio e quelli di ammortizzatori sociali permetteva loro di vivere in maniera tranquilla, seppur precaria, ma da quando il nemico invisibile ha completamente messo in ginocchio un mondo intero, anche il comporto aeroportuale è stato colpito in maniera disastrosa e, all’inizio con la riduzione inevitabile dei voli e poi con la totale sospensione, gli stagionali si sono trovati senza lavoro e privi di ogni tutela. A differenza dei colleghi che hanno un contratto a tempo indeterminato e che hanno potuto comunque usufruire della cassa integrazione, questa categoria di lavoratori (tantissimi soprattutto al Sud Italia) non ha ricevuto nessun tipo di forma di tutela da parte della Stato italiano, anzi, pare che siano stati completamente dimenticati dalle istituzioni. Nonostante la ripartenza post Covid loro, gli stagionali, non sono stati richiamati e nessuno è in grado di dire quando e se torneranno a lavorare. Eppure sono anche loro lavoratori che appartengono come altri al settore dei trasporti e nonostante questo, inizialmente sono stati esclusi dal decreto “Cura Italia” e poi inclusi negli aiuti di Stato solo dal 29 maggio 2020 in poi; previsto per loro solo un bonus che chissà quando arriverà.
Dispiace dirlo: i lavoratori stagionali del comparto aereo non hanno garanzie per il futuro e questo è un vero e proprio dramma se si considera che vivono in un Paese che ha il più alto tasso di disoccupazione d’Europa. Uomini e donne che lavorano per il trasporto aereo, si occupano di servizi aeroportuali, dal catering alla manutenzione degli aerei, qualcuno è assistente di volo e tutti hanno contratti precari o stagionali, alcuni da dieci anni prestano servizio nella stessa azienda ma di contratto stabile non se ne parla e il loro destino resta sempre confinato in un limbo, senza garanzie, senza prospettive. Eppure sono lavoratori che chiedono solo con dignità di non essere abbandonati, denunciando che gli invisibili dimenticati senza lavoro, senza stipendio e senza tutele, in realtà hanno un volto e una voce e chiedono di vedere riconosciuti i propri diritti. Alla fine di aprile il Ministro dell’Economia e delle Finanze, Roberto Gualtieri, aveva annunciato il prolungamento della Naspi di soli due mesi per coloro che avevano il sussidio di disoccupazione in scadenza: sicuramente una boccata d’aria per questi combattenti, ma la guerra per loro è sicuramente ancora lunga. È necessario innanzitutto per questi lavoratori pretendere l’allungamento delle indennità di disoccupazione (Naspi) di altri 12 mesi (il tempo che si stima necessario per una prospettiva di ripresa del mercato), per tutto il periodo di cassa integrazione stabilito dalle rispettive aziende, in virtù del fatto che fin quando le aziende saranno in regime di cassa integrazione, per legge, non potranno fare nuove assunzioni. Questo garantirebbe, a chi non dovesse quest’anno rientrare nel sistema produttivo a causa del basso traffico, una copertura di reddito e il congelamento dell’anzianità maturata durante i periodi di lavoro svolti a tempo determinato, consentirebbe loro di arrivare alla stagione 2021 senza troppi problemi, perché non è giusto che questa crisi la paghino solo loro, le vittime del precariato cronico, non è giusto che queste persone debbano vivere nella totale instabilità, l’occupazione e il salario sono sacrosanti diritti che spettano a chi lavora. I lavoratori stagionali sono fondamentali per l’efficienza del comparto, soprattutto nei periodi di grossa produzione e mobilità. È impensabile lasciarli senza nessuna tutela. Il Governo ha il dovere di accendere un riflettore sul trasporto aereo e soprattutto su questa categoria di lavoratori, per sostenere e rilanciare un comparto cruciale per l’intero Paese. Servono sostegno ed ammortizzatori sociali per tutta la categoria dei lavoratori stagionali aeroportuali d’Italia, supporto e aiuti finanziari, perché il problema principale non è solo il blocco del lavoro attuale, ma anche e soprattutto il non sapere quando si verrà richiamati al lavoro, il che significa rischiare di perdere l’anzianità lavorativa maturata anche in anni di lavoro stagionale, non riuscire a maturare abbastanza giornate di lavoro per poter chiedere in futuro l’indennità di disoccupazione, e quindi il rischio di rimanere completamente senza reddito per un periodo ancora imprecisato, calcolando che l’alta stagione, ovvero il periodo in cui c’è più possibilità di lavorare, solitamente va da Pasqua ad Ottobre.
I lavoratori stagionali non sono figli di un Dio minore e bisogna pretendere che questi uomini e donne altamente qualificati ed espressione di grandissima professionalità per il trasporto aereo siano al centro dell’agenda di lavoro di tutte le istituzioni, anche locali, della politica. La Uiltrasporti farà in modo di preservare le professionalità esistenti, i livelli salariali, i livelli occupazionali e la tenuta delle aziende del settore ma l’auspicio è che le istituzioni accolgano la richiesta di aiuto per questi lavoratori afferenti ad un settore fondamentale per il Paese e che letteralmente lo “muovono”: soprattutto loro, negli anni, hanno contribuito ad accrescere il valore del comparto in cui lavorano.