Il problema c’è e non va sottovalutato perché di mezzo ci sono, come al solito, dei posti di lavoro che rischiano di essere persi e quando si tocca il sacrosanto diritto al lavoro la Uiltrasporti Campania proprio non ci sta. La Gesac, la società di gestione dei servizi aeroportuali campani, ha deciso di internalizzare i servizi aeroportuali fino ad oggi svolti dalle società GH Napoli, la Gardenia e Cosmopol. Un’azione unilaterale, quella del gestore dello scalo partenopeo, protagonista di questa brutta storia che costringerà circa 70 lavoratori ad andare a casa e perdere il proprio lavoro senza neanche attivare quelle clausole di salvaguardia previste dai rispettivi contratti. Proprio così: ma la Ultrasporti Campania non ci sta e, insieme alle altre organizzazioni sindacali, ha invitato la Gesac a rivedere questa sua scellerata decisione chiedendo la proroga dei contratti di appalto (di prossima scadenza) ed un consequenziale congelamento di questi contratti considerata anche l’evidente mancanza di attività dovuta all’emergenza epidemiologica sanitaria causata dal Covid 19.
Una richiesta più che lecita dettata soprattutto dalla necessità di accedere alla cassa integrazione con una continuità aziendale, possibilità che sarebbe sicuramente negata nel caso appunto si verificasse la dismissione di un contratto di appalto. Ma il gestore dello scalo partenopeo pare sia invece deciso a svolgere “in casa” diverse attività finora gestite da società private in appalto per conto di Gesac; servizi di carrellini portabagagli, assistenza ai disabili e security, tutte attività che Gesac vorrebbe internalizzare. E i lavoratori che fino ad oggi hanno svolto queste attività che fine faranno? Nell’ottica di una compressione dei costi da sostenere la scelta industriale di Gesac non si può condividere, poiché sono scelte che ricadono interamente sulla pelle dei lavoratori e non dovremmo aspettarci questo da un’azienda che ha chiuso l’ultimo bilancio in attivo con più di 20 milioni di utili, da un’azienda che ha da poco acquisito, per incorporazione, l’Aeroporto “Costa d’Amalfi” nell’ambito di un progetto espansionistico che dovrebbe garantire nei prossimi anni un aumento sostanziale dei passeggeri complessivi in Campania. Non dovremmo aspettarci questo proprio da un’azienda che negli anni, durante le gare di appalto che si succedevano, ha sempre sostenuto che la prima cosa che andava rispettata era proprio la clausola di salvaguardia del personale interessato, da un’azienda che ha stilato quel famoso protocollo di sito atto alla salvaguardia dei livelli occupazionali anche di quei lavoratori protagonisti di passaggi di appalto. E ora questa azienda cosa fa? Appena scaduti i contratti utilizzerà il personale interno, richiamato dalla cassa integrazione, per svolgere quelle attività che fin ad oggi sono state svolte dai dipendenti delle tre aziende che non saranno assorbiti dal gestore ma che saranno destinati a diventare futuri disoccupati e ad andare incontro ad un vero e proprio dramma sociale.
Non si possono perdere dei posti di lavoro. Non così. Proprio non si può. È un rischio troppo alto che non può ricadere su 70 lavoratori e sulle rispettive famiglie: la Uiltrasporti, come sempre, combatterà in prima linea qualsiasi tipo di speculazione a danno dei lavoratori e non consentirà che questi posti di lavoro vadano perduti perché si tratta della vita di uomini e donne del comparto aeroportuale che vanno tutelati ogni giorno e ad ogni costo; per fare questo si avvieranno tutte le procedure necessarie affinché vengano scongiurati questi licenziamenti e venga ridata ai lavoratori la dignità che meritano perché in una terra come la nostra, con una sete così forte di lavoro, è un vero reato toglierlo a chi lo ha.