In presenza di una tragedia che cambierà per sempre la vita di tante persone, nel voler partecipare le soggettive percezioni, si ha sempre una latente sensazione di inopportunità, di inadeguatezza, di mancanza di tatto e di finanche mancanza di rispetto proprio per le tante persone direttamente coinvolte nel e dall’evento.
Alla luce dell’ennesimo incidente sul lavoro, non cercheremo di costruire una posizione, che potrebbe non interessare granché, ma considerata la morte di due lavoratori, che hanno avuto la sola sventura di essere alla guida del primo treno del giorno su una tratta ipertecnologica e su un servizio di cui il Paese va fiero, vogliamo porre una riflessione sulla percezione di garanzia di sicurezza che il sistema offre a passeggeri e lavoratori che si spostano con naturalezza a 300km/h lungo lo stivale.
Dalle prime indagini si sta facendo strada la presunzione di un errore umano oppure di un difetto strutturale ed anche se il sistema è considerato efficiente e sicuro: i due macchinisti non hanno avuto nessuna responsabilità, nessuna colpa, nessuna negligenza; il sistema di controllo marcia treno ERTMS/ETCS che garantisce la circolazione su tratte ferroviarie addirittura di treni di diverse nazionalità, attraverso lo scambio di notizie terra/treno, in grado anche di fermare un treno automaticamente in presenza di una discrasia rilevata, era perfettamente funzionante; c’è solo da restare basiti nel considerare tutto ciò totalmente vano, se due vite sono spezzate ed altre segnate per sempre, solo perché potrebbe essere bastata una negligenza, una distrazione o una qualsiasi altra oggettiva inefficienza strutturale, tale da minare tutte queste effimere certezze, fino a riproporre un lavoro, non già solamente gravoso, stressante, usurante, ma decisamente pericoloso, per il fatto di essere potenzialmente nelle condizioni di procurare un danno irreparabile. La possibilità e la previsione di interventi operativi soggetti a valutazioni e certificazioni soggettive tali da poter potenzialmente superare protocolli e procedure standardizzate, rischiano realmente di rendere deboli i sistemi di sicurezza e, cosa ancor più grave, espone a rischio grave chi vi opera e chi può essere coinvolto dalla straordinarietà della procedura adottata, nell’ambito delle “flessibilità” pur previste da regolamenti ma che in questo caso mostrano tutta la loro fragilità e a tratti pericolosità.
In un sistema di controlli ogni azione deve necessariamente predisporre un’analisi di correttezza che non può essere affidata alla fonte di produzione, ma deve necessariamente essere riscontrata da una procedura distinta e diversa dalla fonte che l’ha generata, solo così si può garantire la possibilità di intercettare e prevenire un errore o una carenza prima che dispieghi i suoi infausti effetti.
Un fatto così grave come quello del treno Frecciarossa 1000 numero 9595 non può essere derubricato come “errore” sia esso tecnico, strutturale o umano, se è potuto accadere vi è un evidente falla che espone tutti indistintamente a rischio sia di poter sbagliare che di subirne gli effetti.
Non si finirà mai di investire in sicurezza per mai dover abbassare la guardia, perché proprio quando si considera totale la copertura proprio allora può essere in agguato la smentita, e qualora si dovessero accertare responsabilità, si sarebbe pur sempre in presenza di lavoratori vittime a loro volta di un sistema i cui limiti sembrano chiaramente evidenti, per esporre a responsabilità e rischio di errori, che per quanto involontari procurano danni irreparabili sia per chi li subisce che per chi li commette.