Il 13 marzo sarà sciopero di tutti i lavoratori naviganti e amministrativi della Tirrenia CIN. Nessuno spiraglio nella vertenza aperta dall’azienda con la decisione di chiudere la sede di Napoli. Negli incontri tra azienda e sindacati tenuti durante il mese di gennaio, l’azienda ha confermato la scelta di trasferire i lavoratori da Napoli a Milano, Livorno e Porto Ferraio. Le procedure di raffreddamento aperte da FiltCigl, FitCisl, UilTrasporti si sono quindi concluse con esito negativo. A nulla sono serviti gli appelli alla responsabilità della politica regionale e del Comune di Napoli, è caduta nel vuoto persino la proposta di sospendere temporaneamente la chiusura degli uffici napoletani. Per opporsi a dei trasferimenti che molti lavoratori non sono in grado di sostenere e potrebbero costringerli a perdere il lavoro, non resta che lo sciopero proclamato per il 13 marzo.
La chiusura delle sedi di Napoli e Cagliari, anche nella città sarda è in ballo il destino di un lavoratore, viene presentata come una semplice riorganizzazione dei settori amministrativi necessaria per migliorare la funzionalità degli uffici e ridurre i costi. In realtà sembra l’ennesima conferma di una crisi della Tirrenia CIN che potrebbe mettere in discussione molto di più. Come l’azienda ha chiaramente rappresentato ai Sindacati, la solidità del gruppo CIN è messa alla prova dall’aumento di costi di gestione, a partire da quelli per il carburante, su cui i risparmi derivanti dalla chiusura di una sede avranno un impatto talmente limitato da sembrare trascurabile. D’altra parte, nel prossimo mese di luglio andrà in scadenza la concessione per i servizi di continuità territoriale, quei collegamenti con le isole maggiori e minori che non sarebbero economicamente sostenibili senza il contributo dello Stato. Nonostante le rassicurazioni sull’inserimento di una clausola sociale altamente inclusiva nel bando di gara per l’affidamento della nuova concessione, fornite dal Ministro dei Trasporti nell’incontro con i Sindacati del 27 dicembre, suscita allarme l’annuncio del gruppo CIN di mille potenziali esuberi a bordo delle navi impegnate su tratte che non sono ritenute abbastanza redditizie. Allarme condiviso dalla politica della Campania, regione da cui provengono i lavoratori della sede di Napoli e buona parte del personale navigante del gruppo CIN, confermato dai lavori della Commissione attività produttive della Regione e dalle iniziative di diversi Consiglieri Regionali.
Ce n’è abbastanza per giustificare preoccupazioni vere, confermate dalla recente sospensione del collegamento tra Napoli e Catania. Una decisione di Tirrenia Cin che avrà conseguenze anche sui lavoratori del Porto di Napoli. Il terminal di riferimento per Tirrenia, infatti, vede concretizzarsi una drastica riduzione delle sue attività ed un importante calo del fatturato, con conseguenze pesanti anche sul lavoro temporaneo che viene impegnato nelle operazioni di carico e scarico delle navi. La crisi di Tirrenia CIN si presenta, in sostanza, come un potenziale fattore di crisi sia per il settore marittimo che per il principale scalo marittimo della Campania.
La crisi di Tirrenia CIN impoverisce i territori a cui vengono sottratte attività storiche che il Sindacato considera assolutamente sostenibili, rendendo incerto il futuro di un forte numero di lavoratori marittimi e portuali. La lotta per mantenere la sede di Napoli, quindi, va oltre la semplice difesa di un luogo simbolico e dei diritti di decine di lavoratori in carne ed ossa. È la difesa di un patrimonio occupazionale importante che opera in tutta Italia rende necessaria una mobilitazione di carattere nazionale. Come nazionale sarà lo sciopero del 13 marzo, proclamato per tutti i lavoratori di Tirrenia CIN con il personale navigante che ritarderà di 4 ore la partenza di tutte le navi, mentre gli impiegati sciopereranno per l’intera giornata di lavoro. Sciopero nazionale che stimola una solidarietà trasversale, in cui sarà importante il ruolo che i lavoratori del Porto di Napoli saranno in grado di assumere. Il 13 marzo, infatti, in concomitanza dello sciopero si terrà un corteo in cui i lavoratori avranno la possibilità di far sentire la voce di chi vuole difendere il lavoro e il futuro, in maree negli uffici come in porto.