Anno 20 D.C.: Roma, il segnale era stato esposto all’edicola di Minerva, lui si chiamava Orso, meglio conosciuto come il Carpatico, saliva il colle per rispondere alla chiamata. Era notte fonda. Giunto al muro esterno della Domus trovò aperto il cancelletto che difendeva l’ingresso di un cunicolo mascherato da arbusti sempre verdi. Percorso il breve budello sotterraneo si trovò dinanzi ad una massiccia porta di quercia. Orso bussò facendo il segnale convenuto e, girando sui cardini, la barriera fu rimossa.
Si ritrovò, come altre volte, alla sua presenza, nel piccolo ambiente solo un grande tavolo ed uno scaffale pieno di rotoli di papiro che contendevano lo spazio alle pergamene. Seduto dietro al tavolo con il capo coperto dal risvolto della toga, sembrava il potere fatto persona. Alla luce della lanterna posta su un lato del ripiano, un pezzo di papiro con su scritto un nome e due borse piene di sesterzi d’oro. Non una parola fu pronunciata, il Carpatico lesse il nome e, preso il denaro, andò via senza voltare le spalle all’uomo in toga: quando questi rimase solo bruciò il papiro con la fiamma della lanterna e ne sminuzzò i resti carbonizzati.
La porta ed il cancelletto furono chiusi da mani invisibili alle spalle di Orso. Dopo un po’ di tempo giunse nell’Urbe la notizia della morte prematura del senatore Fucino Camillo della tribù dei Flavi mentre una partita di caccia si svolgeva nelle sue terre. Pare che il suo cavallo si fosse “impennato” all’improvviso a causa di un serpente piovuto da un albero provocando la caduta e la morte del senatore. Tra il popolino di Roma girava la voce che il senatore avesse cercato, quando era ancora in vita, di riportare in auge l’ordinamento repubblicano volendo sovvertire il recente sistema imperiale. Una sera d’inverno, nell’anno di grazia 1.020 qualcuno bussò alla porta di Bruzio Dalmatico detto il Lupo. Aperta la porta, il Lupo si trovò davanti una figura coperta da un mantello con un cappuccio che rendeva irriconoscibile la persona. Un fagotto passò di mano senza uno sguardo e senza un filo di fiato, in men che non si dica lo sconosciuto incappucciato saltò su un’imbarcazione e sparì fra i canali che avvolgevano Venezia. Bruzio disfece i nodi aprendo la pelle di pecora, all’interno una tavoletta di cera con su scritto il nome ed un cofanetto pieno di zecchini d’oro. Dopo aver letto le parole incise nella cera, la tavoletta fu gettata nel braciere e sfrigolando si dissolse. Dopo quasi una settimana a Genova si ebbe notizia della morte di tal Cornelio Da Estri coinvolto in una rissa di ubriachi al porto, mentre si recava ai depositi di famiglia ai monti. In città c’era la voce di un progetto di Cornelio di assoldare pirati barbareschi per depredare le galere veneziane ed aumentare così la possibilità commerciale della sua famiglia e di Genova tutta. Jimmy Hogan, tenente dell’aviazione, vide apparire sullo schermo delle coordinate inviategli direttamente dal comando strategico. Come da procedura attivò da remoto il drone a lui affidato, quando le telecamere del velivolo inquadrarono il bersaglio e inviarono un segnale di aggancio al quartier generale. Ebbe dal suo superiore l’ordine di procedere e spinse il pulsante FIRE. La macchina a migliaia di chilometri di distanza esplose, centrata dal missile del drone. Tutti gli occupanti morti. Girò voce nel villaggio che nell’inverno del 1020 era stato eliminato un pericoloso terrorista. Senza entrare nel merito, nel metodo cosa cambia?
Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!