Dopo l’incontro avvenuto tra le Organizzazioni Sindacali e il ministro dei Trasporti, Paola De Micheli, sembrava che la vertenza della Compagnia Italiana di Navigazione (Cin) – Tirrenia potesse concludersi con esito positivo dal momento che si assicurava pieno sostegno all’occupazione messa a rischio dalla scadenza del contratto ministeriale per la continuità territoriale. Non doveva esserci nessun problema per i lavoratori che, già da dicembre, erano fortemente preoccupati per le intenzioni annunciate dal Gruppo Cin – Tirrenia di dare il via ad un progetto di riorganizzazione aziendale con la conseguente chiusura delle sedi di Napoli e di Cagliari con il trasferimento di tutto il personale nelle sedi di Portoferraio, Milano, Livorno e Roma. Sembrava che l’incontro con il Governo avesse fatto chiarezza sulla gara per i servizi in continuità territoriale e invece, a distanza di nemmeno un mese dall’incontro, la situazione sembra essere precipitata. È stata infatti annunciata la chiusura delle sedi di Napoli e Cagliari e il trasferimento, entro il prossimo 1° maggio, di 61 dipendenti, 60 nel capoluogo campano e a Cagliari si tratterebbe invece di una sola persona. Il personale in questione fa parte del comparto amministravo con contratto a tempo indeterminato, proviene dalla direzione armamento/alberghiero (12 unità), seguito dalla direzione finanza, amministrazione e controllo (11), acquisti (7), legali e societari (5), operativa flotta (5), risorse umane (4), safety and security (4), staff amministrazione (3), commerciale passeggeri (3), sistemi informativi (3) e infine commerciale merci (2).
Uomini e donne che saranno trasferiti a Roma, Milano, Livorno e Portoferraio e si tratterebbe di un vero e proprio trasferimento forzato che ha come unica alternativa la perdita del posto di lavoro. L’azienda la chiama riorganizzazione aziendale ma, ad onor del vero, sembrerebbe il primo passo verso tagli, esuberi e purtroppo licenziamenti. Nel mentre la convenzione tra Cin Tirrenia e lo Stato è in scadenza a luglio prossimo e la Compagnia, che riceve circa 72 milioni per collegare le isole della Sardegna e della Sicilia alla Penisola, ha già annunciato che se non ci sarà il rinnovo le conseguenze per i 1.000 marittimi che lavorano in questo comparto potrebbero essere disastrose, inevitabile sarà la riduzione del personale e il conseguente licenziamento. Tutti i buoni propositi del Governo di tutelare l’occupazione sembra siano venuti meno. Che fine faranno questi lavoratori, ma sopratutto che fine faranno questi posti di lavoro, merce sempre più rara in un territorio affamato come quello della Campania? La Uiltrasporti insieme alla Filt Cgil e Fit Cisl proprio non ci stanno e hanno così attivato una procedura di raffreddamento nei confronti della Compagnia di navigazione. Le decisioni unilaterali del gruppo Cin – Tirrenia vanno subito revocate e le intenzioni dell’armatore, che ha annunciato la chiusura delle sedi e il trasferimento del personale, vanno assolutamente riviste. Assurdo pensare che la storica sede di Napoli venga chiusa, assurdo accettare questo piano di “efficientamento e ottimizzazione della gestione delle risorse” annunciato dal gruppo Cin e confermato dall’armatore Onorato: chiedere al personale (di una certa età) di trasferirsi in altre sedi lontane significa inevitabilmente costringerlo a rinunciare al lavoro in una realtà come la nostra dove un posto di lavoro è sacrosanto, permettere che le maestranze napoletane vadano via è un sacrilegio, Napoli è una sede storica e dovrebbe restare tale.
Chiudere le sedi di Napoli e di Cagliari sarebbe davvero “il primo passo di una strategia aziendale che mette in discussione centinaia di posti di lavoro in tutto il gruppo Tirrenia-Cin”. Queste delocalizzazioni avverrebbero, del resto, in un momento cruciale, alla vigilia della scadenza della Convenzione per l’esercizio dei servizi di collegamento marittimo in regime di pubblico servizio con le isole maggiori e minori in vigore dal 2012. Una sorta di “contratto” tra Stato e Tirrenia che, in cambio della continuità territoriale (la garanzia delle corse anche fuori stagione, indipendentemente dalla convenzione economica), le permette di usufruire di quei 72 milioni di euro di fondi pubblici annuali. È fondamentale che adesso il management aziendale riveda quanto prima la decisione di chiudere le sedi di Napoli e Cagliari e le Organizzazioni Sindacali faranno di tutto affinché ciò possa accadere. Nel frattempo si è chiusa con esito negativo la prima fase della procedura di raffreddamento, preliminare alla proclamazione dello sciopero, e si confida ora, per la seconda fase della procedura, in un intervento risolutivo del Ministero del lavoro. Per contrastare queste scelte scellerate di Tirrenia Cin si darà immediato corso a tutte le iniziative, senza escludere azioni di sciopero perché questa delicata vertenza, che rappresenta un forte elemento di criticità occupazionale, sta alimentando ormai troppa tensione tra i lavoratori del comparto e nessuno vuole che la situazione degeneri e si arrivi ad un vero e proprio dramma sociale.