La grande crisi economica scoppiata agli inizi del 2000, come conseguenza dell’agire irresponsabile di governi ed imprese, ha fatto emergere una domanda sempre più in crescita da parte dei consumatori e dei cittadini, di correttezza e trasparenza, di legalità e sicurezza. Come possono allora le imprese diventare “virtuose e responsabili” e dunque capaci di rispondere a queste nuove esigenze del mercato, assumendo una posizione di leadership? Ne abbiamo parlato con la dr.ssa Raffaella Papa, Presidente dell’Associazione “Spazio alla Responsabilità”, che dal 2012 promuove la diffusione della responsabilità sociale intesa come modello di sviluppo competitivo dell’impresa.
1) Come è nata l’idea del progetto “Spazio alla responsabilità”?
“L’idea è nata da una personale sensibilità allorquando mi sono trovata in più occasioni con la mia società a supportare, gestire e realizzare campagne sociali. È partita nel 2010 con le prime campagne sull’omofobia, sul tema delle pari opportunità, per poi rispondere a tutte le istanze che venivano dalle imprese coinvolte in progetti ed eventi per il territorio.
Mi misi così in contatto con Fondazione Sodalitas, una delle più importanti realtà che opera su questi temi, che già a quel tempo era il riferimento italiano per la promozione a livello europeo della Carta per la Pari Opportunità. La conoscenza e la relazione con Fondazione Sodalitas è stata per me illuminante; mi resi conto che la realtà economica stava mutando e che questa era una grande opportunità di cambiamento e di business per la mia società. All’epoca Fondazione Sodalitas realizzava insieme ad altre organizzazioni un evento che si chiamava “Dal Dire al Fare” ed era il punto di incontro per quelle organizzazioni interessate a dare il proprio contributo al territorio investendo in cause sociali ed in campagne di sensibilizzazione.
Un’esperienza illuminante che per essere traslata sui nostri territori necessitava del coinvolgimento degli operatori già attivi e di un forte stimolo alla domanda di servizi e prodotti legati alla sostenibilità. Nacque così, nel 2012, il progetto che chiamai “Spazio alla Responsabilità”, e che presentai come primo evento alla Borsa Mediterranea del Turismo e poi all’Energymed. Rilevate le istanze del territorio sul tema, nel 2013 lanciammo la I edizione di Spazio alla Responsabilità, Salone Mediterraneo della Responsabilità Sociale Condivisa come luogo tra operatori, prodotti e servizi. Da idea di progetto a spin off, “Spazio alla Responsabilità” si costituisce in Associazione, come soggetto No Profit di promozione culturale, dei valori e dei modelli della responsabilità sociale. Da lì il percorso ha subito una grande accelerazione, dapprima con la costituzione del Forum Permanente per la Responsabilità Sociale in Campania e poi, nel 2016, con il raggiungimento dei primi 50 Aderenti ed il lancio della Carta di Napoli, quale manifesto delle linee e degli obiettivi programmatici cui le organizzazioni aderiscono per lavorare insieme alla promozione dei valori ed alla diffusione della cultura della responsabilità sociale all’interno ed all’esterno della propria organizzazione. Da allora è raddoppiato il numero degli Aderenti portando il progetto Spazio alla Responsabilità, e quindi l’Associazione ed il Forum, oltre la dimensione regionale per guardare al Mediterraneo, ma soprattutto, ha inizio il nostro particolare interesse per il settore dei Trasporti, che rappresenta ancora oggi uno dei comparti più strategici per lo sviluppo dell’intero territorio”.
2) Lei cosa intende per “Impresa Responsabile”?
“Un’impresa per essere responsabile deve rendersi conto che nell’esercizio delle sue attività ha degli impatti sulle persone, sul territorio e ovviamente sull’ambiente. L’impresa responsabile si fa carico di migliorare gli impatti negativi e potenziare quelli positivi, dando il proprio contributo allo sviluppo sostenibile del territorio in cui opera, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di miglioramento sia della reputazione ma anche e soprattutto delle sue performance economico – finanziarie.
L’azienda responsabile che lavora per la “sua sostenibilità” (economico – sociale – ambientale) è un’azienda più affidabile cui le banche erogano il credito con più facilità, verso le quali i consumatori sono più propensi all’acquisto dei prodotti, la stampa più propensa a raccontarne le vicende, e così via. Si crea, inevitabilmente, un clima collaborativo e di fiducia intorno all’impresa che va di certo a sostegno delle sue attività di business”.
3) Come fanno le Imprese ad entrare nella “Rete Responsabile”?
“Il primo step è rendere le imprese consapevoli di quello che già fanno e di come potenziarne il ritorno comprendendo quali sono le aree di miglioramento rispetto alle proprie attività di business. Ad esempio, per le imprese ad alta concentrazione di capitale umano, come i call center o le industrie manifatturiere poco digitalizzate, le cosiddette aziende labour intensive per le quali il capitale umano ha una valenza strategica, politiche di Responsabilità sociale possono essere indirizzate a valorizzare questo capitale, in una logica win win: politiche di conciliazione vita – lavoro, formazione dedicata e piani di carriera, assistenza medica estesa e benefits estendibili anche al nucleo familiare. Tante le azioni e gli strumenti capaci di rafforzare il senso di appartenenza a vantaggio di performance e reputazione.
4) In una recente intervista Lei ha sostenuto che il Porto di Napoli può essere il Driver dello “Sviluppo Responsabile”. In che modo?
“Innanzitutto il Porto è un’area strategica della città, dentro la città; ospita al suo interno un aggregato di imprese che possono, migliorando le relazioni interne, efficientare la loro produttività e generare maggior valore sia per il Porto che per tutte le attività correlate, per l’indotto ma nel contempo per la città stessa. Anche la vivibilità e la fruibilità per i cittadini e per gli utenti dell’area portuale può rappresentare uno strumento di crescita di tutta l’area. In questo senso il porto può essere il driver di sviluppo per le imprese e se l’Autorità di Sistema Portuale riuscisse a farsi portavoce, anche attraverso campagne di sensibilizzazione e formazione, verso i temi quali la sicurezza sul lavoro, la gestione dei rifiuti, la riduzione della produzione di Co2 si aiuterebbero le imprese a migliorare le loro performance sociali ed ambientali e la loro competitività sul territorio e nei rapporti con le imprese estere. Si creerebbe, quindi, uno sviluppo endogeno ed esogeno in grado di avere effetti positivi su tutta la città.
Altro tema importantissimo su cui si è lavorato tanto in sintonia con il Presidente dell’AdSP, Pietro Spirito, è il Rating di Legalità; è un accreditamento che rilascia l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM) alle Imprese in possesso di una serie di requisiti cui la legge vi ricollega dei vantaggi nell’accesso ai finanziamenti della Pubblica Amministrazione e nell’accesso al credito erogato dalle banche. Se si riuscisse a spingere l’accreditamento al Rating di tutte le aziende che sono ubicate nel Porto di Napoli e che hanno rapporti con l’AdSP, anche come semplice strumento di qualificazione, si potrebbe mettere in moto un circolo virtuoso capace di accelerare il processo di cambiamento verso la sostenibilità dell’intero comparto”.