Settimo incontro nell’ambito del progetto “Oggi parliamo con..”, più categorie a confronto. Questa volta sono presenti, nella sede della Uiltrasporti Campania, rappresentanti del comparto appalti ferroviari, dei marittimi, della viabilità e le componenti del Coordinamento Pari Opportunità. Ancora una volta emerge forte la necessità di ascoltare le esigenze che vengono dalla base, esigenze che vengono rappresentate durante questi incontri dal front office, appunto dalle Rsu ed Rsa che parlano direttamente e quotidianamente con i lavoratori dei comparti. È impossibile pensare di avviare una corretta politica sindacale senza ascoltare le esigenze e le richieste che arrivano dai vari settori. Tutti settori complicati, difficili, che vivono di enormi problemi, settori che hanno un unico comune denominatore, la sicurezza sul posto di lavoro, valore imprescindibile perché quando si parla di sicurezza si parla della vita.
Si inizia a discutere del settore dei marittimi, lavoratori che svolgono attività difficili, particolari, un settore che ha ad oggetto un ambito lavorativo complesso e delicato. Molteplici leggi e norme, a volte coincidenti e a volte in conflitto tra di loro, quelle nazionali del marittimo, come l’applicazione di disposizioni speciali contenute nel Codice di Navigazione, quelle nazionali relative alla bandiera della nave e poi quelle internazionali. I lavoratori marittimi costituiscono un’ampia e particolare categoria di lavoratori e sono oggetto di una disciplina speciale; gente di mare, ovvero chi si imbarca per lavorare a qualsiasi titolo e per qualsiasi mansione, addetti ai servizi portuali (piloti, lavoratori portuali, palombari in servizio locale, ormeggiatori, barcaioli), impiegati nei cantieri navali (ingegneri navali, costruttori navali). Un lavoro sui generis di per sé, basato sulla temporaneità del rapporto lavorativo. Si parla di persone che sono imbarcate per tanto tempo e hanno un rapporto diverso con i tempi della vita, con le loro famiglie. Lavoratori che fanno spesso i conti con atteggiamenti incomprensibili degli armatori, i loro datori di lavoro, che sono forse quelli più simili ai padroni di una volta, che decidono di punto in bianco delle sorti di questi uomini, se farli imbarcare oppure no, se farli lavorare oppure no. Un lavoro che risente molto di queste tensioni, un lavoro che richiede grossa specializzazione e competenza, anche per i profili più comuni, perché lavorare su una nave è un’altra cosa, a bordo bisogna saperlo fare davvero bene. È un settore che meriterebbe sempre più attenzione, da tempo si parla del rinnovo del contratto e nei prossimi giorni, a Roma, si svolgerà un attivo nazionale per discutere proprio sui punti su cui il contratto è da tempo fermo e si farà di tutto per riuscire a portare a casa dei buoni risultati, come gli aumenti retributivi che i lavoratori del comparto meritano per la tipologia di attività che svolgono. L’impegno maggiore si è sviluppato soprattutto sulla necessità di migliorare le tutele sia individuali che collettive, avendo a riferimento anche le innovazioni normative, nonché le specificità dei singoli contesti produttivi. Capire come si lavora a bordo di una nave è difficile. Lavoratori che hanno addirittura paura di rammentare al proprio comandante quali siano i diritti riconosciuti dal proprio contratto collettivo, perché se si parla troppo si rischia che il giorno successivo ci si trova con le valigie su di un molo pronti ad essere rispediti a casa. Turni di lavoro massacranti, con la sola fatidica mezz’ora di tempo per prepararsi e andare sul posto di manovra. 15/16 ore di lavoro ininterrotto nei garage delle navi, a caricare e scaricare automobili e moto, senza mascherine, senza protezioni per le orecchie, senza il benché minimo livello di sicurezza.
Non va molto meglio nel mondo degli appalti ferroviari, un settore difficile, una realtà problematica, complessa, dove si rende necessario accelerare il processo di rinnovo contrattuale per assicurare regole certe, in un quadro legislativo di riferimento confuso, regole che garantiscano sicurezza, sostenibilità, efficienza dei servizi in un mercato di concorrenza regolata. E questo dovrà servire a compensare l’assenza di un adeguato quadro regolatorio anche al fine di accompagnare i processi di liberalizzazione, ma soprattutto per garantire stabili livelli occupazionali, salariali e normativi, anche allo scopo di evitare il dumping contrattuale e conciliare i tempi di vita-lavoro. Perché in questo comparto ancora esistono situazioni che rasentano l’assurdo. Non in ultimo la triste storia dei lavoratori addetti all’assistenza PRM stazione (Persone Ridotta Mobilità) che aiutano le persone diversamente abili a salire e scendere dai treni e che sono stati licenziati, forse “solo perché respirano”. 23 lavoratori che vengono contestati su ogni cosa, vengono sospesi dal lavoro, sanzionati con somme da capogiro, da 500 ad 800 euro a prestazione mancata. Poi vengono richiamati dall’azienda per patteggiare, per ammettere colpe che neanche hanno, e nel mentre l’azienda ci guadagna, proprio così, guadagna su questi lavoratori, sulla loro pelle, senza alcuna dignità, solo in nome del profitto, in nome del mero lucro. E per ironia della sorte, questi lavoratori non possono neanche procedere con azioni di sciopero perché ci sono dei vincoli della legge 146/90 che non lo consente e, peraltro, appartengono anche ad un settore delicato perché hanno a che fare con persone con ridotta mobilità.
Nel comparto viabilità rischiano di finire, senza un’adeguata analisi e discussione pubblica, anche le concessioni per le autostrade. Da qui il problema di chi sarebbe il nuovo gestore, chi farebbe le manutenzioni assidue e puntuali, chi terrebbe le strade mantenute in condizioni migliori, con quali risorse pubbliche e con quante nuove assunzioni. Si bandirebbero subito nuove gare per la gestione e come si farebbe fronte alla fase di transizione e subentro, chi gestirebbe i tratti autostradali messi a gara nel tempo necessario all’espletamento dell’asta o delle aste e alla nuova/nuove assegnazioni? È in discussione il posto di lavoro, è in discussione la clausola sociale perché nel contratto la clausola sociale esiste solo per cessione di azienda e non per il ritiro o cambio di concessione. L’azienda e il Governo non possono procedere con atti unilaterali, la voce del sindacato è importante in questo mondo fatto di quasi 10.000 lavoratori. Più di un mese fa la situazione di Tangenziale di Napoli è stata alla ribalta delle cronache locali. In cassa integrazione un gruppo di lavoratori nonostante questi facciano parte di un’azienda che produce grossi utili. E fortunatamente, in questa triste vicenda, i lavoratori, grazie anche all’intervento della Uiltrasporti, non hanno perso un euro. C’è ancora chi dice che bisogna ritirare le concessione ad Autostrade e quindi, senza clausola sociale, mandare i lavoratori per strada. C’è ancora chi dice che la Tangenziale si deve liberalizzare, cioè non pagare più il pedaggio, e i 324 lavoratori di Tangenziale di Napoli che fine faranno? Non vogliamo chiedercelo. L’esigenza di tutti i lavoratori di ogni comparto, di ogni settore, è quella di avere sicurezza. È necessario lavorare in sicurezza ma anche avere la sicurezza di averlo un posto di lavoro. Emerge chiara e forte l’esigenza, nel Cpo della Uiltrasporti Campania, di trattare il tema della sicurezza anche nell’ottica di genere. La differenza di sesso è differenza biologica, quella che distingue gli uomini dalle donne, ma c’è anche quella di genere, quella che si avverte soprattutto nei posti di lavoro. Le donne sono spesso inserite in ruoli in cui sono sottoposte a grossi stress, hanno l’opportunità di lavorare come gli uomini, è vero, di poter accedere a dei ruoli lavorativi prettamente maschili, ma ne risentono di più, perché sono fisicamente diverse e questo va considerato. La sicurezza sul lavoro deve considerare anche e soprattutto l’ottica di genere. Basta con la violenza sul posto di lavoro, con lo stalking, il mobbing, basta con le minacce, basta con la paura. Questi aspetti purtroppo esistono e vanno affrontati, la sicurezza sul lavoro non è solo quella di arginare i pericoli. Le lavoratrici e i lavoratori devono collaborare, devono suggerire, raccontare le proprie esperienze. Lavoratori che hanno paura di essere minacciati, uomini e donne che cercano solo serenità. Questa è la sicurezza che vogliono, che desiderano, la sicurezza di poter vivere, la sicurezza mentale. La Uiltrasporti si batterà e sarà sempre al fianco di questi lavoratori che dovranno essere al centro dell’attenzione di ogni dibattito. Bisogna continuare ad andare avanti, cercare soluzioni, lottare, far sentire la nostra voce e denunciare le cose che succedono. Non dobbiamo permettere di togliere la dignità ai Lavoratori, non possiamo permettere che essi si abbruttiscano, perdendo anche il sorriso, nella dura lotta di sopravvivenza solo per avere quello che naturalmente gli spetta.