Non si può far nulla per cambiare il passato, questo è un dato certo, del tutto acclarato. Altrettanto innegabile è che il ricordo del passato può in qualche modo “aggiustare il futuro”. Ora vi domando, senza voler essere saccente, è così difficile? A me sembra di no. Basta utilizzare quella capacità che hanno gli esseri viventi, animali e vegetali, comunemente chiamata memoria. No, non c’è bisogno di disturbare gli elefanti notoriamente possessori di grande memoria. Per la verità non c’è necessità di sollevare nuvole di polvere per consultare antichi testi.
Sono convinto che la gran parte delle persone, anche se sommariamente, è in grado di ricordare, sia pur a lume di naso, gli ultimi cento anni di storia europea e mondiale. Si, avete capito benissimo, gli eventi che vanno dal millenovecento quindici ai giorni nostri, quegli eventi che hanno portato alla cosiddetta globalizzazione. Che la globalizzazione abbia sortito l’effetto di concentrare nelle mani di pochi le economie delle nazioni è un dato di fatto.
Certo, anche organizzazioni finanziario-industriali, con il solo obiettivo di ingrandire la portata dei loro affari, elimineranno tutte le elementari economie che sono alla base degli scambiai. Per giungere a questa prospettiva ci sono voluti cento anni di mattanza. Ora qui non dico che un signore con i baffetti stia per vincere le elezioni come in Germania, tanto meno sostengo che un gruppo di “Encamisados” stia marciando su qualche capitale europea, ma stiamo attenti a ricordare. Sia l’insegnante che l’imbianchino si sono avvicinati al potere democraticamente, se non che poi non sia più votato! Dopo c’è stato di tutto, l’otre degli orrori fu aperto e l’intero mondo ne fu coinvolto, non è possibile che ce ne siamo dimenticati, che di quanto avvenuto non ce ne sia memoria. Oggi i popoli hanno perso i punti di riferimento che davano stabilità all’essere umano con la certezza del lavoro, le reti sociali degli Stati come le cure mediche, le pensioni, la sicurezza, la corretta informazione. L’insieme di tutto ciò lo si chiamava civiltà, alla negazione di certezze i popoli rispondono con arroccamenti circolari che se va bene comprendono la nazione, molto più spesso la regione di appartenenza, tutti gli altri sono diversi. E se tutto questo ci riportasse a quel che non ricordiamo o non vogliamo ricordare, per pigrizia mentale o per ignavia? Ma si, ci siamo capiti. La mancanza di democrazia e di umanità, i genocidi economici, religiosi e razzisti. Vi ricordate le leggi razziali, i campi di sterminio, le violenze inenarrabili compiute da “occupanti” e “liberatori”.
Come un’onda che si espande e poi si ritira passando due volte sui disgraziati. Non sono credente e se lo sono, lo sono a modo mio, ma l’unica frase che mi viene in mente è “Libera nos domine”.
Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!