Siamo tutte contente noi donne quando apprendiamo delle ultime vittorie ottenute dalle nostre sorelle di genere nel paradiso del maschilismo sciovinista. Mi riferisco alle ultime notizie giunte dall’Arabia Saudita. Una monarchia di stretta osservanza Sunnita ove esiste una polizia religiosa che ha il compito di osservare se i comportamenti dei credenti/sudditi sono confacenti ai dettami del “Sacro-libro“. Non meravigliarti amico caro, sai benissimo che certe cose esistevano. Anche da noi, senza bisogno di scomodare l’inquisizione, anche i regimi più vicini ai nostri tempi si erano dotati di qualcosa di molto simile. Che so, i commissari politici di sovietica memoria o le S.S. naziste, magari è ora, che dire di come e nata l’FBI statunitense. Sicuramente tutti questi apparati servivano e servono per uniformare i sudditi o, se preferisci, i cittadini.
Comunque, o facenti capo a dettami religiosi, oppure laico-politici, il fine non cambia. Ma sto divagando, è bello pensare che le donne d’Arabia possano finalmente indossare i jeans, guidare una macchina, andare al cinema o assistere ad una partita di calcio, sia pur in settori riservati. Senza promiscuità di genere, non si sa mai. Fa pensare che queste conquiste le donne arabe le debbano all’erede al trono saudita, un uomo. Quando ero bambina mia nonna Ruja mi raccontava delle gesta di sua nonna. La mia antenata, prima che la famiglia si trasferisse in Occidente alla fine della grande guerra, viveva in una parte d’Europa governata dall’Impero Ottomano. Per le donne, specialmente se cristiane, non era facile, soprattutto quando le persone di quella parte di mondo si sollevarono per ottenere l’indipendenza, le donne erano in prima fila a combattere con gli uomini. Dagli uomini ebbero la stima ed il rispetto, come tante combattenti della resistenza partigiana nell’Europa occupata dai nazi-fascisti. Poi però, finita l’emergenza, cessato il bisogno di eroismo, a casa si facevano ancora le calzette a mano. Sai, tu mi conosci, ci parliamo scrivendoci da molto tempo, in un certo modo con te mi confronto, sei una specie di mio alter ego al maschile. Perciò ti faccio una domanda. Abbiamo dimostrato nel tempo di saper far bene, almeno come loro, tutto ciò che gli uomini hanno sempre fatto, senza mai sacrificare eccessivamente la nostra femminilità. Anche voi uomini lo fate in alcune professioni. Ed ora dammi una risposta, nonostante a noi donne, come altra metà del cielo, non ci resta nulla da dimostrare, resta sempre la tendenza, non detta ma tentata, di volerci mandare a fare la calzetta. Sarà forse perché quando un uomo ci guarda fisso negli occhi abbassiamo lo sguardo?
Salutami chi vuoi,
Ruja Marr!