Passata è la festa, non si sente più quel soave cinguettio degli uccelli, le galline non tornano sulla via, le oche ne hanno preso il posto. Le oche dai lunghi colli, pennuti starnazzanti, emettono un’assordante e fastidiosa cacofonia, così avviene anche per l’umanità dopo le giornate di gran festa. Spogliati dei panni dei Babbi Natale, riposte le vesti di Santa Claus, conservate palle e addobbi, si ricomincia. Contrordine: umani non siamo più buoni! Risulta incontestabile l’inefficacia dell’enteroclisma di bontà praticato, l’effetto del quale sui più fortunati è durato due o tre settimane. Persa l’aureola di ipocrisia, con debordanti addomi e malconci fegati, si riprende da dove avevamo lasciato, se possibile con ghigni ancor più cattivi e con occhi più iniettati di sangue. Esagero? Alle volte mi viene il dubbio.
Le italiche vicende sono piuttosto acclarate, inserite nel contesto europeo dell’ennesima recessione si continua ad alimentare una campagna elettorale perenne. E i problemi? Quali problemi, ci viene detto, tutti uniti in attesa del cambiamento. Pazientate, dopo le elezioni europee vedrete. Appena fuori casa, ad ovest, l’astro nascente, il demiurgo che avrebbe dovuto curare la U.E., è alle corde, come i nostri messeri il presidente non ha spessore. I nazionalismi si risvegliano ad est, forse stanchi in quella parte d’Europa di essere stati per tanto tempo internazionalisti. A sud la guerra tra bande della Libia, in Medio Oriente si profila un nuovo genocidio che riguarderebbe i curdi. Gli U.S.A abbandonano gli alleati, grazie al loro presidente che ha scoperto la sua vera vocazione, decidendo per ora di fare il muratore. Il suo sogno? Costruire muri. Deliri turchi e deliri venezuelani hanno contagiato anche il Brasile. Basta, se mi mettessi a citare i vari conflitti in essere, rischierei di finire l’inchiostro. Stavamo dicendo? Ah sì! Passata è la festa …in realtà sembra che i governanti d’oggi non abbiano “spessore“.
Non si odono gli uccelli. Menomale che ci penserà la natura. A proposito, avete sentito parlare dei primi migranti climatici? Davvero saremo troppi rispetto alle terre che resteranno abitabili? Se il depauperamento del pianeta con conseguenze disastrose ed inevitabili per l’uomo continua in maniera inarrestabile, cosa potremo fare quando il disastro avverrà “motu proprio” da parte della natura? Sarà un avvenire luminoso. Parliamoci chiaro, chi scrive spera ardentemente di sbagliarsi in queste sue proiezioni. Appunto spera, ma la speranza non è la certezza che purtroppo nessuno può darti. Comunque pare che di imbecilli è pieno il mondo e che in ogni instante è confermata la sentenza del decano SWIFR: L’uomo, si vede, è più adatto a volare che a pensare.
Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!