Giorni fa, mentre mi recavo in centro alla ricerca di un negozio di “Erbaggi” – come direbbe Pellegrino Artusi – incontrai Quintino, persona gradevole e gentile. Dopo i primi convenevoli la fatidica domanda: dove vai? Mi hanno parlato di una bottega che vende erbaggi ormai diventati quasi sconosciuti. E giù a spiegare a Quintino che serviva la “cicoria” ma soprattutto i “cardilli” per fare insieme ad altri ingredienti la “pizza con l’erba”. Ricetta originale della mia nonna materna. Ma va, mi fa lui, basta metterci un po’ di ”scarola” senza tanto disturbo. Ma la vera ricetta richiede le erbe che ti ho detto. Ognuno restò della propria idea, ci salutammo con cordialità, riprendemmo le rispettive strade. Camminando mi venne da pensare che avevamo scomodato la “verità” per una ricetta di cucina.
Passando dall’edicolante mi fermai ad acquistare il quotidiano e, nell’attesa che si sporgesse, notai altri giornali riportanti in prima pagina la stessa notizia, ma proposta in modo differente. Era chiaro, quella diversità dava ai fatti una verità diversa. Continuando ad avvicinarmi al mio obbiettivo mi imbattei in due cortei su strade parallele, uno pro e l’altro contro, non ricordo più di quale riforma. Ognuno portava, credendoci, la sua verità. Finalmente giunsi alla bottega con tanto affanno e riuscii ad acquistare “cicoria” e “cardilli”. Una signora molto distinta guardando l’acquisto mi fece notare che le verdure prese erano fuori stagione. Ribadii che mi era venuta voglia della pizza con l’erba e che stagione o no, mi sarei tolto lo sfizio. Da dietro al bancone l’urlo della bottegaia: ma ci vogliono altri ingredienti! Certo signora lo so, mi ritrovai a dire, ho già preso l’uva passa, i filetti di acciughe ed i pinoli. Ma no, disse un altro signore presente in bottega, non ci vuole l’uva passa ma le olive verdi! Non l’avesse mai detto. Un parapiglia tra la distinta signora, la bottegaia e l’altro cliente. Ognuno convinto di essere nel giusto e sapere la verità. Approfittai del trambusto, visto che avevo pagato, me ne andai all’inglese.
Tornato che fui nella mia amata cucina mi diedi subito da fare. Mentre pulivo e scaldavo gli erbaggi non potei fare a meno di pensare a Quintino, ai giornali esposti, ai cortei, alla diatriba nella bottega delle erbe. Impastando la farina giunsi alla conclusione che tutti sono convinti di conoscere la “verità”. Dio mio, ma siamo sette miliardi di soggetti che credono di…, ma quante verità! Mettendo nel forno il mio capolavoro culinario non potei fare a meno di pensare ad una raccolta di Sonetti che avevo letto tempo fa. Uno di questi di un Anonimo recitava: la verità è una bugia che non è stata ancora scoperta.
Vi saluto e sono L’autoferroagricolo!