Troppo spesso programmiamo viaggi con mete assurdamente lontane nella speranza di imbattersi in capolavori d’arte raffinati, senza rendersi conto di quante nobili generazioni abbiano messo i piedi dove li mettiamo noi, nella nostra bellissima e sottovalutata Campania. Basti pensare al gioiello di architettura neoclassica, opera di Vanvitelli, che spicca nella città di Caserta. Visitare la Reggia è sempre un tuffo a braccia aperte in un mondo di sfarzo e perfezione artistica, ma basta informarsi un po’ per rendersi conto che c’è più di un motivo per prendere il treno, recarsi alla Reggia ed immergersi in una delle sale affrescate o nei suoi meravigliosi giardini.
Avvicinare i giovani alla cultura è più facile di quanto sembri. Biglietto gratuito per i minorenni, mostre d’arte contemporanea che tappezzano la Reggia e perfino la possibilità di partecipare ad una delle manifestazioni sportive tenute nei giardini. Lo scorso week-end si è perfino tenuta una gara di canottaggio nella fontana dei Delfini, insieme ad altre attività organizzate dal Coni.
Come si arriva da figure femminili distinte e sinuose a pochi tratti di colore senza forma? Come può la prospettiva annullarsi in sfondi a tinta unita? Che messaggio ha un quadro senza dimensioni, senza forma, senza senso? Le possibilità che un turista, dopo aver visto gli affreschi delle stanze delle Quattro Stagioni, veda la mostra e si ponga queste domande sono alte. Eppure, è proprio qui che sta l’occhio critico dell’artista. Le opere di autori belgi, americani e italiani contrappongono con forza il modello imposto da quello che loro stessi definiscono ‘’arte funeraria’’. Il quadro diventa proprietà di chi lo vede, non di chi lo dipinge.
Irene Mascia