Europa a più velocità, dopo aver dato più di quanto preso….dovremo continuare a rincorrere!
Avessero ammesso che c’è un Paese raccontato ed uno reale, che ci sono profonde differenze e grandi diversità nel continente, che il PIL non misura il Paese vero ma quello “utile”, non avremmo dovuto, dopo quindici anni, ricominciare ad interrogarci su quale Europa vogliamo o meglio possiamo permetterci.
Intanto non è affatto chiaro di che cosa materialmente parla e dove vuole parare la “candidata” premier Tedesca con un’EUROPA a due o più velocità, perché come appare evidente in campagna elettorale, dopo la Brexit, la minaccia Frexit ed altre iniziative pseudo demagogiche, la Germania deve inventarsi qualcosa per provare a rispondere alle malcelate brame teutoniche di egemonia continentale, che mettono a serio rischio la prospettiva dell’Europa a cui molti avevano partecipato e creduto.
Le diversità non si possono più sottacere, l’unanimismo che simulava il perseguimento di obbiettivi di largo respiro mostra inesorabilmente tutta la sua devianza nel tentativo di preservare le raggiunte efficienze di pochi con i ritardi di molti.
E’ chiaro che dopo 15 anni in Italia si doveva fare molto di più, evitando di essere sempre in ritardo con dati negativi sempre più alti degli altri e con riprese sempre più deboli, segnati da un debito pubblico in crescita e con la scarsa capacità di spesa dei fondi europei, a diversità di chi come la Germania li ha utilizzati ad ampie mani per la sua unificazione storica.
Tutti c’eravamo illusi che con il cambio, forse sovrastimato, di 1 € = 1936,27 £ eravamo entrati nella UE dalla porta principale e con orizzonti infiniti, ma ben presto la nostra italianità ha mostrato la faccia peggiore dell’Europa, praticamente avendo omologato, senza controlli, mille lire ad un euro abbiamo immediatamente ridotto del 50% la capacità di spesa dei salari di milioni di lavoratori e pensionati. Praticamente con il raddoppio dei prezzi al consumo, senza possibilità di svalutazione monetaria c’è stato il collasso dell’economia di intere famiglie, che la crisi del 2008 ha definitivamente abbattuto avendo sorpreso un Paese debole ed impreparato.
Adesso invece di prendere atto che bisogna rallentare le forche dei trattati, per alcuni veri e propri cappi, si pensa a geometrie variabili,…. cioè vediamo su cosa e chi è d’accordo su alcuni capitoli, lasciando il finto unanimismo e si salvi chi può?
Certo non è una bella prospettiva, ora che siamo più esposti verso la crisi mediorientale, ora che anche la grazia divina ci mette a dura prova con eventi naturali ed innaturali che stanno devastando il nostro territorio e le nostre economie, la Germania che ha fatto e disfatto a suo piacimento con la complicità di nostri presunti salvatori della Patria, adesso si pensa ad un’Europa a due o diverse velocità che con le nostre innegabili difficoltà, ci vedrà ancora a rincorrere a questo punto non si sa cosa.
L’Europa che vogliamo non è questa, non si possono cambiare le carte in tavola ogni volta che si vota da qualche parte, la norma delle due velocità significa, o almeno c’è il rischio non negato che possa esserlo, mettere insieme quelli simili o assimilabili per difficoltà o per dover rispondere ad emergenze, con altri invece uniti da prospettive e sviluppo che hanno realizzato in quella Europa che adesso vogliono cambiare ed in peggio.
Il disinteresse verso altri Paesi e l’arroganza autoctona non segnerà mai obbiettivi comuni, la debolezza del Parlamento Europeo nei confronti del Consiglio dei capi di Governo non sarà mai foriera di sviluppo diffuso, e mentre oltreoceano, strumentalmente, si chiudono confini e si alzano muri a presunta difesa delle terre americane, in Europa si risponde con meno plurali e più singolari, e questa sarebbe la risposta del vecchio continente? Se dovesse essere una strategia credibile, c’è da chiedersi noi dove saremo: a rispondere e farsi carico delle emergenze degli altri senza poterlo fare per le nostre o sullo strapuntino del tavolo delle prospettive come spettatori paganti? Ancora nel gruppo di testa o dichiarati gregari di una corsa già finita?
In ogni caso non c’è da stare allegri, e mentre da noi si pensa solo a come delegittimarsi a vicenda, altri stanno pensando a come metterci ancora una volta dietro e fuori dai corsi della storia; come già successo troppe volte nei tempi ed ogni volta ci affibbiano l’etichetta di furbi e inattendibili in guerra come in pace e sempre con la nostra immancabile ignavia.