Il futuro di un’azienda e la serenità dei lavoratori a dura prova e in un momento delicato
Le preoccupazioni sul destino dell’Azienda Napoletana Mobilità restano ancora forti. Dopo incontri richiesti dalle organizzazioni sindacali e rinviati ripetutamente dal Comune di Napoli, dopo la prima agitazione del 13 dicembre scorso, un’altra azione di sciopero è stata proclamata per il 10 febbraio 2017, sciopero questa volta di 24 ore di tutti i lavoratori Anm. “Grave situazione economico- finanziaria, mancanza di un piano industriale credibile e di prospettive future per l’azienda”: questi i veri motivi che costringono i lavoratori di questa azienda ad essere ancora sul piede di guerra perché mancano risposte concrete, perché ancora oggi aleggia lo spettro dell’incertezza sul futuro di questa partecipata. Cgil, Cisl e Uil faranno di tutto per scongiurare il fallimento della più grande azienda del Mezzogiorno d’Italia.
E quando finalmente l’amministrazione comunale il 18 gennaio decide di avere un confronto con le organizzazioni sindacali si ha poi la sensazione che il nulla sia accaduto. Termina l’incontro al Comune e l’amaro in bocca continua a restare. L’amministrazione e l’azienda accennano alle linee guida di un piano industriale relativo al triennio 2017-2019 confermando argomenti già conosciuti tra cui la necessità di una ricapitalizzazione dell’azienda a fronte delle ingenti perdite e l’approvazione del bilancio entro febbraio 2017. Niente paura però: per dare briciole di certezza si assicurano i flussi economici per il pagamento degli stipendi. Così i lavoratori possono stare buoni, almeno per il momento.
Fatto sta che l’azienda chiuderà il 2015 con 42 milioni di perdite e mettere al sicuro i conti della società non è cosa proprio facile. L’operazione di ricapitalizzazione aziendale non sarà breve e nel mentre Palazzo San Giacomo potrebbe aumentare l’entità del conferimento portandolo a 75 milioni di euro, trasferimento degli immobili dal Municipio all’azienda, tra parcheggi, palazzi e depositi nonostante il Comune continui comunque a chiedere garanzie sulla sostenibilità aziendale. Salvare Anm sembra essere volontà di tutti, ma pochi scenari appaiono certi, ancora non chiara è la politica di risanamento avviata per questa società. Fatto sta che voci di corridoio definiscono questo piano industriale un contenitore di tagli al servizio e ai salari, vuoto di investimenti, a fronte di un servizio pubblico erogato in modo del tutto inefficiente ed inefficace. Si parla di eccedenze in organico, si pensa di spostare dipendenti ANM in altre aziende di trasporto o in partecipate del Comune di Napoli, si pensa di applicare la delibera 149/2014 che prevede di tagliare del 30% gli accordi integrativi di II livello, di porre una fetta dell’azienda sul mercato, di tagliare i premi di risultato/produzione. Ci chiediamo perché certe cose avvengano sempre e solo a danno dei lavoratori, perché si continua a giocare con la loro testa e con le loro tasche, ci chiediamo se al Comune e alla stessa azienda interessino realmente le sorti del trasporto pubblico locale. L’azienda è in sofferenza ormai da anni ma siamo arrivati ad un punto di non ritorno. Bisogna lottare affinché questa azienda non fallisca, lo si deve alla cittadinanza e lo si deve ai lavoratori di questa azienda. È arrivato il momento di rimettere in sesto ANM, di salvarla, di lavorare su un serio piano di salvataggio in questa fase così delicata. Siamo stanchi della solita politica degli annunci. Lo sciopero del 10 febbraio sarà l’occasione per dire basta al rischio del massacro sociale, sarà il grido dei dipendenti di un’azienda che hanno il sacrosanto diritto di lavorare e quindi di vivere.