In una delle piazze più centrali della città partenopea, piazza Carlo III, si erge una struttura colossale che nel 1751 il re Carlo III di Borbone decise di realizzare per ospitare tutti i poveri, gli orfani e i mendicanti del regno. Il Real Albergo dei Poveri veniva chiamato Palazzo Fuga (dal nome del suo costruttore, l’architetto Ferdinando Fuga) ed era anche denominato ‘o Reclusorio e ‘o Serraglio; la più grande struttura d’Europa, nonostante, rispetto al progetto iniziale, non fosse del tutto completa. Una facciata lunga 350 metri, 9 km di sviluppo lineare dei corridoi, più di 430 stanze su 4 livelli, 100.000 metri quadrati di superficie utile. Un vero palazzo monumentale, il simbolo della “pietà illuminata” che condusse l’operato dei sovrani borbonici. Giardini, palestre, infermeria, refettorio con cucina, officina, laboratori artigianali, vaste camerate dove dormivano gli ospiti, un vero orgoglio per la città di Napoli assurta a modello rinascimentale. L’ingegnere Fuga ideò una vera fabbrica mastodontica che purtroppo è rimasta incompiuta e rispetta solo una parte del progetto iniziale che invece prevedeva dimensioni ben maggiori. La fabbrica non venne mai completata sia per gli elevati costi, sia perché Ferdinando IV era convinto che questa immensa opera caritatevole rimanesse fine a se stessa e preferì dare un taglio più pratico al progetto. Nel corso degli anni il Real Albergo dei Poveri ha avuto molteplici destinazioni e tra le tante attività questo complesso ha ospitato scuole di musica, centri di correzione giovanile, carcere, manicomio, accoglienza per diseredati, senza mai perdere la sua impronta caritatevole. Una istituzione di carità che si propone come punto focale del riscatto della città di Napoli. Nel corso degli anni l’Amministrazione Comunale ha proceduto con lavori di restauro critico e recupero filologico e anche oggi in alcuni ambienti già terminati vengono ospitate manifestazioni e spettacoli di vario genere; in programma c’è il progetto di realizzare proprio qui la sede della “Città dei Giovani”, una struttura a disposizione della popolazione minorile del quartiere. Inoltre si era pensato di istituire corsi di studio universitario o di specializzazione, corsi di teatro, cinema, alloggi ed atelier, servizi di assistenza per lo studio e il lavoro. Ma pare che ad oggi tutto sia bloccato. Sembra che sulla struttura attualmente gravino dei vincoli giuridici come quelli di destinazione socio assistenziale e storico artistico e sebbene l’opera di riqualificazione della struttura dovrebbe procedere a ritmi serrati, i tagli al Bilancio comunale rappresentano una difficoltà oggettiva per la ristrutturazione di questo sito. Una delle sfide per la città di Napoli dovrebbe invece essere quella di rilanciare il più grande palazzo barocco d’Europa, dovrebbe essere quella di farlo diventare non solo un’opera di assistenzialismo, ma sede di una politica attiva del lavoro. Bisognerebbe promuovere la funzione sociale originale, attivando un’intera città mettendo a sistema quella spinta dal basso che è la messa in sicurezza di un territorio strappato da lacerazioni sociali. Il Real Albergo dei Poveri è un’opera colossale e di valore inestimabile per l’intera città di Napoli. Non è giusto lasciarla all’incuranza e nell’oblio. Un bene comune che porterà sempre più vanto a questa città così ricca di beni culturali e artistici.
Paola Arrighini