Renato Scarpa, attore simpatico e popolare, famosissimo per aver interpretato “Robertino” in “Ricomincio da tre” e il capo ne “Il Postino” al fianco di Massimo Troisi. Ha risposto alle domande con estrema disponibilità, nonostante durante l’amabile chiacchierata fossimo interrotti da persone che lo riconoscevano, lo salutavano e, moda del momento, lo “selfie…zavano”.
È vero che i personaggi che più hai amato sono stai sempre i “perdenti”? In verità io non amo i “perdenti” nel senso classico del termine: amo chi non gareggia. Penso che bisogna avere dei traguardi, ma non contro qualcuno, ma per voglia di sapere, di capire, in totale fratellanza: chi arriva prima aiuta chi sta arrivando.
Nel “dorato” mondo dello spettacolo c’è più fede o più superstizione? Il mondo dello spettacolo ha grandi responsabilità verso gli altri perché è al “centro” dell’attenzione. Si tratta di un mondo pieno di sensibilità dove la razionalità marginale e la fantasia, il mistero, la capacità di stupirsi, di rimanere affascinanti è la via quotidiana. C’è una fede, una fiducia che fa andare avanti e la profondità di questa fede, è assolutamente individuale e non giudicabile, così come afferma Papa Francesco.
I tuoi punti di riferimento nella vita? Nell’adolescenza ho scoperto la paternità divina. Ho scoperto che ogni momento era importante perché ero amato. Nei momenti difficili e dolorosi questa “luce” mi ha dato coraggio ed accompagnato per mano.
La pagina di Vangelo che preferisci? Il discorso della montagna e la frase “Chi è senza peccato scagli la prima pietra”.
I tuoi punti di riferimento nel mondo dello spettacolo? Quando vedo il talento degli altri in tutti i campi dello spettacolo, dalla scenografia, ai costumi, alla fotografia, alla sceneggiatura, al trucco. Quando sono davanti a quella che si chiama bravura sento tutta la gioia di aver scelto questa professione e trovo il coraggio di continuare.
La recitazione è più istinto o più scuola? La recitazione è certamente istinto, ma la scuola può dare un grande supporto tecnico e permettere di arricchirsi espressivamente. Anche chi non ha talento naturale, ma comunque passione, può attraverso la scuola arrivare ad un buon livello espressivo.
Vale più l’esperienza degli adulti o l’entusiasmo dei giovani? L’esperienza è preziosa ed indispensabile ma altrettanto importante, per progredire, l’entusiasmo, stato puro della giovinezza.
Se dovessi raccontare a qualcuno chi è Renato Scarpa cosa diresti? È un uomo in cammino che ha avuto la fortuna di incontrare la fiducia nel bene, nel positivo che richiama amore…
Il successo per te ha significato? Io credo che tutti vogliamo il successo… Bisogna capire che cosa è però… Il successo non è solo essere noti ma significa realizzare una scelta di vita. Per un attore essere riconosciuto è comunque gratificante perché vuole dire che il suo “messaggio” è arrivato. Ma bisogna vedere quale è il suo messaggio…
Un attore e un’attrice che ammiri… Sono tanti e tante. Massimo Troisi per me non era un attore: era un compagno di meravigliosa umiltà!. Ho amato molto anche Dik Bogarded, Anna Magnani…
Sono trascorsi vari anni dal tuo esordio: cosa è cambiato da allora? Sono cambiato io… I cambiamenti esterni sono solo tecnici. C’è meno ingenuità da parte del pubblico. Nel cinema, fortunatamente, ci sono splendidi talenti che hanno trovato la strada per potersi esprimere, come nel caso de “I cento passi”.
Ci regali un messaggio di speranza guardando tutto il bene che lasci alle tue spalle? Io ho cercato sempre di essere leale: prima di tutto con me stesso, come mia madre mi ha insegnato, con l’esempio più che con le parole. Quando vedo la bellezza, quella della natura ad esempio, o quella della bontà, mi sembrano gentili soffi di amore divino. Quasi parole di Dio che dice: “Non temere, io sono qui!”… Gli uomini possono sbagliare in modo anche clamoroso sempre per mancanza d’amore e di attenzione ma il soffio gentile della bellezza li sbugiarderà sempre, costringendoli a chiedere scusa.”
Emilio Vittozzi